Aveva solo 22 anni quando rimase coinvolta nello scandalo che travolse la Casa Bianca. La stagista Monica Lewinsky ebbe una relazione sessuale con il presidente Bill Clinton, costringendo quest’ultimo a subire un imbarazzante procedimento giudiziario per le accuse di falsa testimonianza. Nel corso di un processo sulle presunte molestie sessuali nei confronti della giornalista Paula Jones, dichiarò di non aver mai avuto rapporti sessuali con la Lewinski, mentre davanti al Grand jury dovette ammettere di aver avuto una “relazione fisica impropria”.

Negli Stati Uniti si è tornati a parlare del caso Lewinsky per l’uscita di una serie tv su Fox, “Impeachment: American Crime Story“, di cui l’ex stagista è produttrice. La Lewinsky ha tutto l’interesse a continuare a parlare di quei fatti. Farli cadere nel dimenticatoio è impossibile, quindi, deve aver pensato, meglio guadagnarci qualcosa.

Senza alcun timore di rimestare nel torbido Lewinsky racconta che l’essere finita su tutti i giornali e le televisioni del mondo le causò gravi problemi di salute mentale e arrivò persino a pensare di farla finita. “Non riuscivo a vedere una via d’uscita. Pensavo che fosse l’unica soluzione”.

Strizzando l’occhio al MeToo, di cui è paladina, ammette che forse all’epoca avrebbe avuto bisogno di uno psicologo. Ci permettiamo di sottolineare che forse ne avrebbe bisogno anche oggi (pur essendo lei stessa laureata in psicologia), per liberarsi una volta per tutte del fantasma di quella stagista che “inguaiò” il presidente con alcuni incontri piccanti nella stanza ovale.

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