Aborto, scontro aperto negli Usa
Si riaccende lo scontro politico negli Stati Uniti in vista delle elezioni di Midterm. Non sulla guerra in Ucraina (tema che, grosso modo, unisce tutti) e non tanto sull’economia. A infiammare gli animi è l’aborto, dopo che è uscita la notizia (diffusa da Politico) che la Corte Suprema starebbe per ritoccare in senso restrittivo la legge sull’aborto del 1973.
Cosa prevede la modifica? In attesa di vedere cosa deciderà effettivamente la Corte, la previsione è che, vista la maggioranza conservatrice, potrebbe essere limitata la facoltà delle donne di ricorrere all’aborto. La decisione non dovrebbe arrivare prima di giugno, ma intanto un mese di polemiche – comunque vada a finire – sono assicurate.
L’indiscrezione immediatamente ha infiammato il dibattito politico, inducendo i Democratici a serrare i ranghi. L’obiettivo è galvanizzare la base convincendola a mobilitarsi e, a novembre, ad andare a votare, nonostante il basso gradimento nei confronti di Biden. Sono già iniziate le prime manifestazioni, davanti alla Corte Suprema, per impedire allo Stato di limitare la legge che ammette l’aborto.
Attenzione però, l’eventuale decisione della Corte Suprema non cancellerebbe l’aborto, ma assegnerebbe ai singoli stati la facoltà di legiferare in materia. Di fatto ciascuno stato potrebbe stabilire come intervenire sulla delicata materia, aprendo la strada a nuovi ricorsi e a nuove battaglie legali e politiche.
Nancy Pelosi, speaker della Camera, prende di mira i giudici della Corte. “Molti di questi giudici conservatori, che non devono rendere conto al popolo americano, hanno mentito al Senato degli Stati Uniti e stracciato la costituzione. Se le notizie sono corrette – prosegue – la Corte suprema è pronta a infliggere la più grande restrizione dei diritti degli ultimi 50 anni, non solo alle donne ma a tutti gli americani”.
Il presidente Joe Biden invita subito alla mobilitazione: “Se la Corte Suprema veramente ribalterà la Roe v Wade, ricadrà sui rappresentanti eletti a tutti i livelli il compito di proteggere il diritto delle donne a scegliere: e sugli elettori il compito di eleggere candidati pro choice a novembre. Noi non sappiamo se questa bozza sia vera o se rifletta la decisione della Corte”. E conclude: “A livello federale abbiamo bisogno di senatori pro choice ed una maggioranza pro choice alla Camera per approvare una legge che codifiche la Roe, che io mi impegnerà a far approvare e firmare”.
Nel dibattito si inserisce anche il miliardario Bill Gates, fondatore di Microsoft. “Sono scioccato. Capovolgere la Roe v. Wade (la sentenza che ha legalizzato l’aborto, ndr) – ci riporta indietro di 50 anni e avrà un impatto smisurato sulle donne più deboli nella società. Sostengo il diritto delle donne a decidere”.
Sul fronte Repubblicano che si dice? Il senatore Tom Cotton ha chiesto un’inchiesta sulla fuga di notizie: “La Corte Suprema e il dipartimento di Giustizia devono indagare immediatamente, usando tutti i mezzi, non si può accettare questo assalto coordinato della sinistra”. Il collega del Missouri Josh Hawley insiste: “La sinistra continua il suo assalto alla Corte Suprema con una violazione senza precedenti della confidenzialità, con il chiaro intento intimidatorio”, i giudici conservatori “non devono cedere a questo tentativo di corrompere il processo e rimanere forti”. Il senatore della Florida Rick Scott denuncia gli “estremisti democratici (che) lavorano con forza per intimidire e minare la Corte: questo è stato sempre il loro piano”. Anche Marco Rubio, l’altro senatore del Gop della Florida, attacca “la sinistra estrema”, sottolineando che “la prossima volta che predica la lotta per difendere le nostre istituzioni si ricordi come hanno fatto uscire una sentenza della Corte nel tentativo di intimidire i giudici”.
E l’ex presidente Donald Trump che dice? Storicamente è sempre stato pro-choice (non contrario all’aborto), anche se con la sua discesa in campo in politica si allineò su posizioni pro-life, facendo un patto coi difensori del diritto alla vita.