Se lo avessero aiutato sarebbe stato palese “l’inciucio”: i Democratici che salvano lo speaker repubblicano. Così l’hanno lasciato al suo destino e Kevin McCarthy è stato mandato a casa: 216 voti a favore della sfiducia, 210 contrari. Non è più lui lo speaker della Camera. La resa dei conti all’interno del partito repubblicano ha prodotto il suo scalpo. Otto i repubblicani che hanno votato per mandarlo via: Andy Biggs, Ken Buck, Tim Burchett, Eli Crane, Matt Gaetz (il deputato che ha presentato la mozione) Bob Good, Nancy Mace e Matt Rosendale. Ma per quale motivo è stato cacciato? Lo spiega lo stesso Gaetz: “Nessuno si fidava più di lui, ha fatto troppe promesse controverse. Ora ci siamo tolti il dente, andiamo avanti con il prossimo speaker”.

In quel “nessuno si fidava più di lui” c’è tutto. A McCarthy i fedelissimi trumpiani del Gop non hanno perdonato soprattutto una cosa: l’accordo bipartisan per evitare lo shutdown fino al 17 novembre e (secondo loro) quello sottobanco per rifinanziare l’Ucraina con un altro provvedimento ad hoc. L’ala destra del partito dell’elefante pretendeva tagli più massicci alla spesa federale.

Trump con una punta di malizia sui propri canali social ha punzecchiato il Gop: “Perché i repubblicani lottano sempre tra loro anziché contro l’estrema sinistra democratica?”. Ma che il “mandante” della defenestrazione di McCarty sia lui ci sono pochi dubbi, visto e considerato che Gaetz è un fedelissimo dell’ex presidente. E che in precedenza gli aveva fatto sudare sette camicie per l’elezione (ben quindici votazioni).

Prima volta nella storia

Solo due speaker avevano dovuto affrontare il voto di sfiducia, ma nessuno era mai stato destituito. Nel 2015 il repubblicano John Boehner che, dopo la mozione, decise comunque di dimettersi.

Le ultime parole di McCarthy

Non si pente delle scelte che ha fatto l’ex speaker della Camera Usa e annuncia che non si ricandiderà: “Non cercherò di candidarmi nuovamente come speaker della Camera – ha scritto su X dopo il voto – Potrei aver perso un voto oggi, ma ho combattuto per ciò in cui credo, e credo nell’America. È stato un onore servire”. E ancora: “Non mi pento dei miei sforzi per costruire coalizioni e trovare soluzioni. Sono stato cresciuto per risolvere i problemi, non per crearli”, ha detto in conferenza stampa, sottolineando di lasciare l’incarico con un “senso di orgoglio, realizzazione e sì, ottimismo”.

 

 

Foto Ansa / Epa/Jim Lo Scalzo

Tag: , ,