I numeri parlano chiaro: dopo la vittoria a valanga in Iowa (trenta punti di distacco dal secondo) Donald Trump ha avuto la meglio anche nel New Hampshire. Le primarie repubblicane, dunque, possono dirsi già finite dopo appena due stati? Non proprio, anche se le speranze dei repubblicani che sognano un’alternativa all’ex presidente sono ridotte al lumicino. Il risultato finale, nel New Hampshire, dice 54,6% Trump contro il 43,1% di Nikki Haley. Il distacco, tra i due, è dell’11,5%. Non è una distanza siderale, come in Iowa, dove Trump aveva lasciato Desantis 29,8% punti dietro e Haley 31,9%.

Nel Granite State (lo stato del granito) è stata una bella battaglia, con un significato preciso: Trump ha il sostegno della stragrande maggioranza della base “Maga” repubblicana, mentre non sfonda tra i “moderati”. Bello sforzo, dirà qualcuno, i democratici hanno fatto la fila per andare a votare Haley. Ma siamo sicuri che sia andata così? Nel New Hampshire potevano votare anche gli indipendenti, cioè gli elettori non registratisi come democratici o repubblicani, dunque è soprattutto su questo bacino che ha fatto leva la campagna elettorale della Haley per ridurre il pesante distacco da Trump. E in parte ci è riuscita. Certo, avrebbe potuto fare di più, magari portandosi a soli 4-5 punti di distacco. Ma Trump ha il vento in poppa ed è difficilissimo portargli via voti, soprattutto per un motivo: nessuno, tra i suoi sfidanti, può permettersi di attaccarlo. E nessuno lo ha fatto. Lui sì, lui può attaccare e demolire chiunque, ma chi osi prendere di mira Trump si mette contro tutta la sua base. Rischio da evitare come la peste. Sono strane queste primarie repubblicane, anche per questo motivo. Mentre nel 2016 erano state all’insegna del “tutti contro Trump”, ora è “nessuno contro Trump”.

I numeri, ancora una volta, parlano chiaro. Dagli exit poll raccolti dalla Cnn emerge che gli elettori registrati come repubblicani (circa i tre quarti) nel New Hampshire hanno sostenuto Trump, mentre per Haley hanno votato i due terzi degli indipendenti. L’ex governatrice della South Carolina ha avuto un buon risultato anche tra i repubblicani che si definiscono moderati. Non è il massimo per Trump, che per vincere a novembre deve andare oltre la propria base “Maga” (Make America Great Again). Insomma, un conto sono le primarie, altra cosa le elezioni. Lì bisogna convincere anche gli indecisi e quelli che non sono proprio al 100% dalla tua parte.

A evidenziare il distacco, sempre più forte, tra queste due parti dell’elettorato conservatore, c’è un altro dato. Come già registrato in Iowa anche nel New Hampshire la grande maggioranza degli elettori di Trump (8 su 10) mette in dubbio la legittimità della vittoria di Biden nel 2020. Tra gli elettori di Haley, invece, sette su dieci considerano legittime quelle elezioni.

Cos’è che sta più a cuore degli elettori? Economia e immigrazione, prima di tutto. Poi vengono temi “etici” come l’aborto e la politica estera. Sull’immigrazione 8 elettori su 10 di Trump vorrebbero l’espulsione di tutti gli irregolari presenti negli States, mentre per due su tre degli elettori di Haley bisogna concedere loro una chance di regolarizzarsi.  Sull’aborto gli elettori di Trump vorrebbero, a maggioranza, un divieto a livello federale, mentre il 67% degli elettori di Haley, pur contrario all’aborto, vuole che a decidere siano i singoli stati.

Nikki Haley deve ritirarsi dalla corsa, tuona Trump in un’intervista alla Fox dopo la vittoria nel New Hampshire, “perché altrimenti noi dobbiamo sprecare soldi invece che spenderli contro Biden. Se non si ritira, dobbiamo sprecare soldi invece che usarli per Biden che è il nostro obiettivo”. Poi l’ex presidente ha attaccato l’avversaria per essersi presentata “sul palco tutta ben vestita” per parlare di vittoria. “Non permettiamo a qualcuno di parlare di vittoria quando invece ha avuto veramente una brutta notte”, aggiungendo che non le si può permettere di andare avanti con le sue “stupidaggini”.

Haley però non molla. “Il New Hampshire è il primo stato della nazione, non l’ultimo a votare”, dice nel discorso in cui ha riconosciuto la sconfitta. Esclude di ritirarsi dalla corsa e torna a dire che la vittoria di Trump farebbe il gioco dei democratici. “Il segreto noto a tutti in politica è che i democratici vogliono a tutti i costi avere Trump come avversario”. Haley ha fatto sapere che si sposterà nella South Carolina, lo stato che ha governato dal 2011 al 2017, e dove si terranno le primarie del Gop il 24 febbraio (non correrà nel Nevada, dove si vota il 6 febbraio). C’è da dire che, al momento, i sondaggi non sono affatto buoni per Haley nel suo stato: si parla di Trump al 52% contro Haley al 21,8%. Distanza siderale. A pesare soprattutto il voto degli evangelici. Vedremo se Haley saprà (e in che misura) ridurre il distacco.

Decisa a tirare fuori le unghie, visto che è rimasta l’unica a sfidare Trump, Haley ha attaccato il suo avversario su un dato incontrovertibile, quello dell’età. “La maggioranza degli americani non vuole una replica tra Biden e Trump: il primo partito che manda in pensione un candidato 80enne sarà il partito che vince le elezioni”. E ancora: “Da tempo ho chiesto test cognitivi per i politici over 75. Trump afferma che farebbe meglio di me in questi test, forse sì, forse no. Ma se pensa questo allora non dovrebbe avere problemi a salire sul palco per un dibattito con me”. È davvero pessimo puntare il dito contro una persona anziana, soprattutto se si mettono in dubbio le sue capacità cognitive. Ma lo scontro politico prevede anche questo gioco sporco e lo stesso Trump ne ha fatto largo uso contro Biden (e non solo).

Haley non rinnega di essere stata al fianco di Trump alcuni anni fa: “Ho votato per lui due volte, sono stata orgogliosa di fare parte della sua amministrazione, ho appoggiato molte delle sue politiche, ma ho deciso di candidarmi perché sono preoccupata per il futuro del Paese e perché è arrivato il momento di metterci la negatività e il caos alle spalle”. Non rinnega di essere stata dalla parte di Trump e che aver votato per lui fosse giusto nel 2016 e nel 2020. Però ricorda a tutti che è ora di cambiare aria e di fare spazio a chi, come lei, è più giovane: sia di Trump che di Biden. Punta su questo Haley. Le basterà?

 

Dal fronte democratico si dicono certi (o forse sperano) che a novembre sarà di nuovo scontro tra Biden e Trump. E dall’entourage del presidente riparte la grancassa del rischio democratico. “È chiaro che Donald Trump sarà il candidato repubblicano – afferma Joe Biden – e il mio messaggio alla nazione è che la posta in gioco non potrebbe essere più alta: la nostra democrazia. Le nostre libertà personali, dal diritto di scelta delle donne al diritto di voto, la nostra economia, che sta vedendo la più forte ripresa del mondo dopo il Covid, tutto questo è in gioco”. Biden si è infine rivolto agli elettori indipendenti ed anche ai repubblicani che “condividono il nostro impegno per i valori fondamentali della nostra nazione, la nostra democrazia, le nostre libertà personali, l’economica che offre a tutti una pari opportunità, ad unirsi a noi come americani”.

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