Potrei sbagliarmi ma non credo che le elezioni presidenziali degli Stati Uniti si decideranno grazie alla dichiarazione di voto di Taylor Swift. Non che la cantante non abbia seguito, ci mancherebbe: coi suoi 284 milioni di follower solo su Instagram è una delle artiste più seguite al mondo, e il suo post con una foto che la ritrae con un bel gatto e in cui si firma Childess Cat Lady (Gattara senza figli), per scimmiottare l’infelice frase usata da J.D. Vance (il candidato repubblicano alla vicepresidenza) nei confronti di Harris (“gattara infelice e senza figli”), di certo ha colpito nel segno. Però gli influencer o gli artisti lasciano il tempo che trovano, anche se sono strafamosi. Almeno così è sempre stato fino ad ora. La stessa Hollywood, storicamente sempre schierata coi democratici, spesso ha dovuto soccombere. Un ruolo però potrebbe giocarlo la Swift: convincendo tanti giovani a iscriversi per andare a votare. Resta tutto da valutare il peso che ciò avrà negli stati in bilico, quelli che davvero faranno la differenza per l’assegnazione della vittoria.

Intanto c’è da registrare la scomposta reazione di Trump. Sul suo account di Truth, il social network che aveva lanciato dopo essere stato bannato da Twitter, l’ex presidente ha scritto a caratteri cubitali: “Odio Taylor Swift“. Una vera e propria dichiarazione di guerra. In un’intervista su Fox News Trump aveva definito Swift come una “persona molto liberal” aggiungendo che, a suo parere, “con ogni probabilità” la scelta di sostenere Harris “le sarebbe costata cara in termini di mercato”. Tutto può essere. Di sicuro tra i propri fan Swift avrà anche elettori repubblicani. Ma bisognerà vedere se l’endorsement della cantante farà cambiare i gusti musicali delle persone. Intanto Swift, dopo aver vinto sette MTV Video Music Awards, è salita sul palco per ripetere ai propri fan l’invito pressante a “registrarsi e votare”.

Lo scorso febbraio Trump si era detto certo che Swift mai avrebbe sostenuto “il corrotto Joe Biden” e di essere sicuro, altresì, che la cantante non sarebbe stata “sleale nei confronti dell’uomo che le aveva fatto guadagnare così tanti soldi”. A cosa si riferiva? Trump aveva ricordato di aver firmato il “Music Modernization Act“, la legge del 2018 che ha riformato la normativa Usa sul copyright, occupandosi dei diritti degli artisti per limitare lo sfruttamento (fino ad allora senza tutele) a livello di streaming. La legge, dopo anni di incubazione, era stata votata all’unanimità al Congresso e il presidente Trump l’aveva firmata. Di questo il tycoon si era vantato, anche se per alcuni si era limitato ad apporre la firma al testo convintamente votato da Camera e Senato.

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