Il 22 aprile 1986, a Chicago, si spegneva Mircea Eliade. Aveva perso conoscenza due giorni prima, abbandonato sulla sua poltrona da lettura: tra le mani teneva un libro fresco di stampa, contenente un suo ritratto, tanto acuminato quanto maledettamente geniale. Il libro era Esercizi d’ammirazione, l’autore Emil Cioran, incontrato la prima volta tanti anni e altrettante vite prima, nel 1932 dall’altra parte dell’oceano, presentatogli dall’“ontologo” Constantin Noica. Reduce da una conferenza su Tagore, Eliade era l’enfant prodige della “giovane generazione” riunitasi soprattutto attorno al “Socrate romeno” Nae Ionescu, leader spirituale di un gruppo comprendente intellettuali nati all’aurora del XX secolo, […]