Laboratori di ecumenismo e dialogo. In occasione del Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera dei musulmani, una parrocchia del Corvetto stasera ospita una “preghiera interreligiosa”. La Comunità di Sant’Egidio, l’Associazione Nocetum e le diverse comunità musulmane di Milano si ritroveranno stasera alle ore 20.30 presso la chiesa di Nocetum in via San Dionigi 77 (che ha una storica tradizione di dialogo interreligioso), per pregare gli uni accanto agli altri e mangiare insieme, festeggiando l’Iftar, la rottura quotidiana del digiuno.

“In questo tempo difficile e violento, segnato da muri fisici e mentali – dicono dalla Comunità di Sant’Egidio – ribadiamo la necessità di costruire ponti, affermando che il dialogo, l’incontro e l’amicizia sono l’unica strada per costruire città pacificate e solidali. Questo mese, e questo incontro in particolare, sono un’occasione per vivere un senso di comunione e condivisione”. “Cristiani di tutte le confessioni, musulmani sunniti e sciiti e tutti i credenti – si legge nel comunicato della Comunità – debbono unirsi per non lasciare spazio alla violenza e a tutte le forme di estremismo e razzismi, cercando nel profondo della propria tradizione di fede – tesa al raggiungimento della pace – quelle energie buone che possono unire genti diverse, riconciliare chi è distante, curare le ferite di società fragili e frammentate”. Dal 2007 a Milano la Comunità di Sant’Egidio vive questo che chiama “momento di amicizia e spiritualità” con molti musulmani durante il mese di Ramadan. Quest’anno l’appuntamento è al Corvetto, dove Sant’Egidio è presente dai primi anni Novanta e dove lo scorso 4 maggio ha inaugurato lo Spazio Living Together: “E’ dalla periferia – sottolinea Giorgio Del Zanna, responsabile della Comunità di Sant’Egidio di Milano – che vogliamo ribadire che il futuro è vivere insieme. Le nostre città, e le grandi periferie urbane in particolare, sono una sfida per le religioni perché richiamano al bisogno di visione e a un orizzonte comune degli uomini e delle donne. Insieme sentiamo che possiamo rispondere a rabbia ed esclusione rendendo le nostre città più umane, facendo crescere o ricreare il tessuto umano e comunitario, la passione spirituale e quella civile, nuove reti sociali ed educative”.