Cruz gela Trump: niente endorsement
I delegati presenti alla Quicken Loans Arena l’hanno ricoperto di fischi e prolungati “buu”. Ted Cruz non se n’è curato e, nel suo intervento alla convention repubblicana di Cleveland, di fatto ha negato l’endorsement a Donald Trump. Un vero e proprio affronto, visto e considerato che, come altre personalità del Gop, avrebbe potuto disertare l’appuntamento. Invece il senatore del Texas, che fino all’ultimo aveva sperato di poter strappare la nomination al posto di Trump, si è voluto prendere una rivincita. Al tycoon ha fatto i complimenti per la vittoria. Ma nient’altro.
La frase che più ha fatto arrabbiare i delegati fedeli a Trump è stata questa: “Votate secondo coscienza“. E poi ancora: “Meritiamo leader che si battano per i principi, che ci uniscano dietro valori comuni e che mettano da parte l’odio a favore dell’amore. Questo è lo standard che ci meritiamo”. Poi l’invito che ha rivolto ai repubblicani: “Non rimanete a casa a novembre. Se amate il vostro Paese e i vostri figli come me, alzatevi e parlate. Votate secondo coscienza per un candidato di cui vi fidate affinché difenda la nostra libertà e sia fedele alla Costituzione”. Neanche un minimo sforzo nel dire “votate Trump, è lui il nostro candidato”. Oppure, come dicevamo prima, la scelta del silenzio.
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Trump non si è arrabbiato. Anzi, gli ha rivolto un applauso e l’ha salutato prima di prendere posto in platea, con la famiglia, per ascoltare l’intervento del figlio Eric. Poco dopo Trump ha affidato a Twitter la sua risposta a Cruz: “”Wow, Ted Cruz è stato fischiato sul palco perché non ha onorato la promessa di sostenere chi avrebbe vinto!”. E ostentando superiorità ha reso noto questo particolare: “Ho letto il suo discorso due ore prima ma l’ho lasciato parlare comunque. Non importa”
Gli interventi della terza giornata di convention erano stati aperti dal governatore della Florida, Rick Scott, seguito, tra gli altri, da quello dell’astronauta Eileen Collins, la prima donna ad aver guidato una missione spaziale dello Shuttle. “L’ultima volta che gli Stati Uniti hanno lanciato i propri astronauti dal suolo Usa risale a 5 anni fa… abbiamo bisogno di una leadership che renda l’America di nuovo grande”, ha detto la Collins rilanciando, così, lo slogan-ritornello della campagna di Trump.
Dopo tante polemiche razziali ha preso la parola anche un’afroamericana, Lynne Patton, dipendente di Trump. La donna ha elencato quelle che, a suo dire, sono le maggiori virtù di Trump, come “capo” e come leader politico. Il senatore della Florida Marco Rubio è intervenuto via video, con un invito all’unità del partito che gli è valso l’applauso: “Il tempo degli scontri è finito, è arrivato il momento di unirci e lottare per imprimere all’America una nuova direzione”. Cruz invece, come dicevamo prima, non ha fatto neanche finta di tentare la riconciliazione. Si è limitato alle congratulazioni per la nomination. Poi ha parlato di valori da difendere, principi, libertà e rispetto della Costituzione. Espliciti richiami da sempre cari alla destra. E bordate a Obama e alla Clinton. Ma quelle due parole omesse (volutamente), “votate Trump”, fanno capire, una volta ancor di più, quanto sia diviso il Grand Old Party.
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