Trump e i codici nucleari
Ha iniziato Hillary Clinton, ora prosegue Obama: “A Trump non possiamo affidare i codici nucleari“. Il presidente lo ha detto a Miami (Florida), nel corso di un comizio a sostegno della candidata democratica alla Florida Memorial University. Obama ha ricordato le parole pronunciate mesi fa da marco Rubio, senatore repubblicano e sfidante di Trump alle primarie del Gop: “Io concordo con il senatore americano, un Repubblicano, che un po’ di tempo fa ha detto che non possiamo permetterci di affidare i codici nucleari degli Stati Uniti ad un individuo stravagante. A proposito, sapete chi lo ha detto? Marco Rubio“.
Obama ha poi ricordato che Rubio definì Trump un pericoloso artista della truffa, che aveva impiegato la sua carriera a prendersela con i lavoratori. “Come può – si è chiesto il presidente – definirlo un artista della truffa e pericoloso e obiettare a tutte le cose controverse che ha detto, e poi dire: Comunque voterò per lui?“. “Questo è l’indizio di una persona che dirà qualunque cosa, farà qualunque cosa, sosterrà di essere qualunque cosa pur di essere eletto. Se sei disposto ad essere chiunque pur di essere qualcuno, allora non eserciti la leadership di cui la Florida ha bisogno nel Senato americano”.
Secondo il New York Times Obama vuole estendere le accuse contro Trump al Partito Repubblicano, una parte del quale continua a sostenere il candidato, anche dopo le ultime polemiche che lo hanno coinvolto. Rivolto alla folla di circa 2800 persone che lo ascoltava Obama si è chiesto come i Rapubblicani possano sostenere un candidato che chiama le donne maiali, minaccia di ridurre al silenzio la stampa, vuole far incarcerare i suoi oppositori, espellere i musulmani dal paese e flirta in modo palese e acritico con il leader russo. “Se avete dedicato la vostra carriera a idolatrare Ronald Reagan, dove eravate quando il vostro candidato alla presidenza si ingraziava Vladimir Putin, l’ex ufficiale dek Kgb?”.
La prima a sollevare polemicamente il tema dei codici nucleari, come dicevamo, era stata Hillary Clinton: “Non è in grado di fare il lavoro del presidente – disse del suo avversario nel giugno scorso – non ha il temperamento della persona a cui possiamo affidare i codici nucleari. Ci trascinerebbe in guerra, solo perché qualcuno gli sta antipatico”. Nel corso dell’ultimo dibattito in diretta tv Clinton ha ribadito il concetto, addentrandosi nei dettagli: “Quando il presidente ordina un attacco nucleare questo deve essere eseguito. Ci vogliono circa quattro minuti tra l’ordine e la sua esecuzione”. Ed in seguito, su Twitter, ha precisato che i 4 minuti “sono il tempo minimo”. L’intento era quello di ribadire che con un “fumantino” come Trump alla Casa Bianca i codici nucleari non sarebbero al sicuro. Sui social network, però, la candidata democratica è stata subissata dalle critiche per la poca accortezza con cui ha parlato, in tv, di dettagli militari così importanti, come se niente fosse.
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