Ospito per la seconda volta nel mio blog , un fisico che lavora per lo Stato. In un settore particolare e che vuole mantenere l’ anonimato. Si è occupato anche di immigrazione.

 

Nel precedente incontro abbiamo imparato una cosa importante: la Scienza, ovvero il metodo scientifico, come ogni disciplina umana, non può darci risposte assolute ed univoche in ogni campo, ma è in grado, in ogni settore delle attività umane, di dare importanti indicazioni sulle scelte da fare e, aggiungiamo qui, è anche l’unico modo corretto per poter fare delle scelte. Logica e deduzione.

Ora cerchiamo di rendere più chiaro in che modo la logica e la deduzione possono consentire al cittadino comune di muoversi nel mare di notizie, contro notizie, informazioni e tutto ed il contrario di tutto e cercare di astrarre da questo magma “l’essenziale” in modo da farsi una idea più corretta di ciò che può esser “vero” e ciò che non lo è certamente.

Evitiamo di fare riferimento alle indicazioni su come minimizzare l’impatto delle “fake news” sui social network ovvero, ad esempio, utilizzare solo siti o fonti di informazione certificati; diciamo che questo è dato per scontato. Tuttavia, come noto, anche da fonti ufficiali noi siamo bombardati quotidianamente da pareri autorevoli che dicono tutto ed il contrario di tutto, ad iniziare dalla politica, passando per l’economia e persino in ambito scientifico. Pertanto qui ci troviamo in un passaggio successivo in cui certamente le informazioni che vogliamo analizzare non ci vengono da siti del tipo “complottisti.org” etc. ma da fonti ufficiali (agenzie di stampa e telegiornali).

Il processo logico deduttivo deve partire da un presupposto non derogabile, ovvero chiarire il fatto, cioè stabilire con certezza cosa sia avvenuto senza condizionamenti da parte di chi ha già effettuato una sua analisi ed espresso una sua valutazione. Quando accertare i fatti non è possibile, per qualsiasi ragione, occorre considerare in ogni caso quel che viene rappresentato come un fatto e sulla base di esso iniziare il processo logico deduttivo. Se il processo analitico sarà corretto, emergerà in ogni caso che il “fatto” di riferimento fosse effettivamente quello oppure no, perché non vi sarà alla fine un collegamento logico continuo, ovvero una “coerenza” tra l’ipotesi e la tesi.

Non è un caso che venga usato il termine “processo” analitico avendo noi fatto riferimento ad argomenti forensi nel precedente incontro; questo perché comprendere la dinamica di un evento di qualunque genere è un passaggio logico di conseguenze, da un fatto ad un altro fatto, che è esattamente quello che viene messo in pratica dai giudici e dalla giuria (comuni cittadini) quando si deve decidere la responsabilità in un processo penale.

Ultima considerazione prima di entrare nel merito: è corretto che il comune cittadino possa e debba farsi una propria idea su ciò che accade intorno a noi senza condizionamenti esterni, ma è implicito che devono esistere dei punti fermi dai quali non si può derogare, ovvero dei punti dove secoli di storia, di conoscenza e di evidenze hanno ormai stabilito come “veri”. Elencare tutti i punti fermi non è possibile ne in questa ne in altre sedi, ma per evitare pericolose derive stabiliamo qui una volta per tutte che: la terra non è piatta, è tonda e che le scie chimiche non esistono!

Quante volte negli ultimi anni abbiamo sentito dire “gli italiani sono razzisti”?

Si intende per razzismo la arbitraria persecuzione di intere popolazioni sulla base di concetti astratti e senza ovviamente alcuna giustificazione scientifica (a prescindere dal fatto che, come in tutte le specie animali, la razza non discrimina in alcun modo un essere umano da un altro).

Nel nostro paese oramai si associa il termine razzismo alle leggi razziali, vergognose, del 1938, come se nel mondo non esistesse altro che questo e che la storia delle terribili persecuzioni nel mondo fosse tutta concentrata in quella data.

Allora il quesito a cui vorremmo rispondere è: l’Italiano, o una parte del popolo italiano, è razzista?

Il dibattito politico degli ultimi tre anni si è praticamente fossilizzato su questo tema per via dell’immigrazione clandestina e per l’appartenenza o meno alla Unione Europea.

Si tende addirittura ad identificare i termini “sovranista” e “razzista” utilizzando sillogismi e dati di varia natura.

Il cittadino comune che ascolta il dibattito, che sente elencare dati, numeri in un senso ed in un altro a chi deve credere? Che idea si può fare sulla base di quanto viene quotidianamente detto da esponenti politici ed organi istituzionali nazionali ed internazionali?

Proviamo in questo incontro a dar seguito a quanto detto nell’incontro precedente, ovvero l’utilizzo del metodo scientifico, logica e deduzione, per farci una idea su come effettivamente stanno le cose.

Non elencheremo dati su “indici” stimati da organizzazioni non governative o da organizzazioni internazionali, perché tali dati vengono elaborati a monte e forniti al pubblico successivamente, ed inoltre non tutti sono in grado di accedere ad essi. Restiamo su un livello di informazione più basico, ovvero dati storici.

Intanto va ricordato che lo “schiavismo”, dopo l’impero Romano (ed in quell’epoca schiavizzare i popoli vinti era prassi comune), nell’era moderna è stato introdotto dapprima dal mondo arabo e successivamente dall’impero ottomano. I primi a commerciare gli schiavi furono proprio questi due popoli, o etnie, che per secoli schiavizzarono intere popolazioni di colore dell’africa centrale.

Ma qui siamo ad un livello di storia di molto antecedente a quello che di fatto influenza ancora oggi il comune pensiero.

Si è assunto che una parte del popolo italiano è razzista per via delle vergognose leggi razziali stabilite dal Fascismo nel 1938 e per via dell’Impero coloniale. E’ opinione comune che il popolo italiano sia stato liberato da un giogo tirannico razzista, grazie all’intervento di popoli liberi e democratici.

Ma questi popoli erano così liberi e democratici?

Tutti sanno chi è Rosa Park, e tutti sanno chi è Martin Luther King. Senza entrare troppo nei dettagli è un fatto che in alcuni stati degli U.S.A. leggi di segregazione razziale fossero ancora in vigore fino al 1970 (!!!).

L’India si rese indipendente dall’Inghilterra nel 1947. E in India, ufficialmente fino al 1950, esisteva una segregazione in caste nella popolazione.

L’Algeria si rese indipendente dalla Francia, dopo una sanguinosa rivolta, inizialmente ferocemente repressa dall’esercito francese, nel 1962.

31 paesi membri dell’ONU non riconoscono, oggi, Israele come stato sovrano per una ragione etnico religiosa, tra di essi paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, L’Algeria, il Marocco, l’Iran, la Tunisia etc.

Nel 1994 in Ruanda fu compiuto un massacro etnico che causò la morte di quasi un milione di persone.

Tra il 1991 ed il 2001 nei paesi balcanici vi fu una feroce guerra che causò genocidi etnici riconosciuti dall’ONU.

La Turchia perseguitò nel 1916, ed ancora oggi, anche se solo politicamente, sia popolazioni armene che curde.

Se volessimo risalire più indietro nel tempo, indietro rispetto ai giorni nostri, ma non tanto più indietro rispetto a quando nel 1938 furono emanate le famigerate e vergognose leggi razziali in Italia, scopriremmo che solo 50 anni prima del fascismo negli USA erano in vigore leggi che relegavano in schiavitù (schiavitù…..altro che razzismo) popolazioni di origini africane. Notoriamente ancora negli anni 50 (1950/1960) chi non ricorda quei bellissimi film western in cui i “pellerossa” venivano descritti come dei selvaggi da sconfiggere, mentre nel frattempo l’intera popolazione nativa americana viveva in riserve, segregata, dopo essere stata massacrata dall’esercito degli USA, una repubblica democratica, alla fine dell’800 (1876 l’uccisione del Generale Custer nella “guerra” contro i Sioux…. Solo 46 anni prima del fascismo).

In Unione Sovietica negli anni 30 furono perseguitati non solo opponenti politici, ma come noto cittadini di origine ebraica (non è un caso che una importante quota di popolazione di Israele sia di origine Russa e, per restare a citazioni accessibili a chiunque, persino nel favoloso film “Schindler’s list” icona dell’olocausto, il soldato dell’Armata Rossa sconsiglia il gruppo di sopravvissuti appena liberati dal lager, di andare ad est, dove non sarebbero stati benvoluti…citazione tutt’altro che irrilevante).

Ovviamente non facciamo riferimento alla Germania Nazista o alle persecuzioni nei confronti del popolo cinese da parte delle forze Imperiali Giapponesi alla fine degli anni 30, perché sono fatti arcinoti.

L’elenco potrebbe essere ancora più lungo, eppure…eppure nel nostro paese l’aver aderito a leggi razziali, di fatto dal 1938 al 1943, l’aver avuto tre stati sovrani ridotti a colonia (due in effetti, la Libia fu “presa” alla Turchia nella guerra Italo-Turca del 1911) per poco più di un ventennio, ha spostato completamente l’attenzione da fatti clamorosi e altrettanto terribili compiuti ad opera di praticamente tutta la popolazione mondiale di matrice razzista, etnica o religiosa.

Solo basandosi su questo piccolo elenco di fatti storici accertati ed indiscutibili, il cittadino comune alla domanda se il popolo italiano abbia una indole razzista come dovrebbe rispondere?

I fatti dicono che praticamente tutta la popolazione mondiale ha perseguitato, ucciso o discriminato altri esseri umani, per ragioni di etnia, di religione o politiche negli ultimi 150 anni (grosso modo gli anni di vita della Nazione “Italia”). Molti dei paesi che hanno combattuto il nazifascismo, in quegli stessi anni avevano in vigore leggi razziali, o prevaricavano popolazioni colonizzate ed hanno successivamente operato in senso razzista contro altre popolazioni umane. Non è pertanto corretto come “logica” conseguenza affermare che parte della popolazione italiana abbia una indole razzista superiore alla media di tutti gli altri popoli. In effetti è tutt’altro che cosi.

Si potrebbe concludere che è stato il fascismo ad aver portato il razzismo in Italia?

Il fascismo è stato in vigore dal 1922 al 1943, le leggi razziali promulgate nel 1938, sono pertanto restate in vigore per 7 anni (considerando i due anni di guerra civile successive all’armistizio). Se osserviamo la nascita della Democrazia Statunitense, essa risale al 1776 con leggi razziali ancora in vigore, seppur infinitamente più miti rispetto al passato, fino al 1970, ovvero quasi 200 anni di leggi razziali, passate prima per leggi schiaviste. Dobbiamo concludere da questo che la democrazia è portatrice di razzismo?

Le risposte sono NO ad entrambi i quesiti. Il razzismo, cosi come è stato definito all’inizio, è qualcosa che ha fatto parte del sistema sociale di tutto il mondo per moltissimi anni, per secoli, e con l’evoluzione del pensiero, anche grazie al risultato del secondo conflitto mondiale, è sparito. Restano ovviamente mentalità razziste in alcuni singoli individui e in molti stati che ancora devono fare i conti con l’evoluzione sociale e del pensiero. Queste non sono considerazioni filosofiche, ma di logica conseguenza dei fatti storici ineluttabili elencati, che ciascun comune cittadino può semplicemente valutare.

Perché allora nel nostro paese si da tanto risalto ad un pericolo razzista e fascista ed alla liberazione avvenuta ad opera di paesi, che in ogni caso avevano leggi o atteggiamenti razzisti o mentalità colonialiste? E perché tale tema emerge in ogni situazione in cui si parla di immigrazione incontrollata o libera e Unione Europea, addirittura associando il termine “sovranismo” al “razzismo”? Discuteremo di questo nei prossimi incontri.

 

 

 

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