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«Convivo da una settimana e non trombo già da quindici giorni», annotavo amaramente un anno fa. A dodici mesi di distanza il mio approccio si è fatto più disincantato. La coabitazione coatta direziona il telescopio rifrattore del nostro cuore su di una nuova galassia del sentimento, dove tutto trova autenticità nel suo significato più letterale, come i verbi «scopare» e «sbattere». La tradizionale scala di valori che eri solito salire e scendere mano nella mano con la tua compagna si trasforma nella rampa di Suspicion, dove anche un bicchiere di latte può essere avvelenato, per cui vivi nella sinistra sensazione che l’abuso di psicofarmaci o la decisione di investire i risparmi nella competenza erotica di baldracche bielorusse verrebbero da lei percepiti come meno deplorevoli del dimenticare accesa la luce del disimpegno o raggomitolare scorrettamente la matassa del phono; tu, d’altra parte, preferiresti di gran lunga sorprenderla a letto con Marco Predolin vestito da lanzichenecco che trovare in lavatrice una camicia con i gemelli ancora avvitati.

 

Se fino all’anno precedente pensavi a una roadster per gratificarti, ora hai in testa la qualità scandinava. Una Volvo, forse. Certamente diesel, famigliare, versatile e con un piano di carico ben sfruttabile. Importanti i sedili reclinabili. Quelli anteriori per le camporelle? No; quelli posteriori per gli scopettoni.

Per fortuna hai ancora viva memoria di sontuose cene da Matias Perdomo, nel suo ristorante Contraste, quando le chiavi dello chef uruguaiano spalancavano scrigni multisensoriali ricchi di seduzioni afrodisiache, capaci di infondere slancio sudamericano anche ai favori erotici della tua signora; ora la chiave che maneggi è quella della madia dove recuperare la legumiera delle favette.

 

L’altro giorno mentre ascoltavo distrattamente la tv sintonizzata su Magazine7, l’aggettivo «evitante» di una sessuologa-scrittrice – tipica cicciabaffa di mezza età molto sentenziosa – mi ha portato a prestare più attenzione. E sono stato così impallinato dalla solita raffica di formulette comportamentali «attualissime» su come permettere a una coppia di reggere nel lungo periodo, specie quando si convive o si è sposati. La più martellante recitava più o meno così: «Per far funzionare un rapporto nel tempo bisogna sapersi reinventare, trovare nuovi stimoli, recitare nuove parti, rinnovarsi, giocare con la creatività, anche a letto». E di fronte a questo suggerimento, c’è generalmente unanime consenso. Ora, riflettendo per un attimo sulla cosa si scopre invece che questo sentiero di accorgimenti tattici ha il sicuro effetto di mandare a scopazzare con altri. Perché? Perché nessun rinnovamento, nessun nuovo stimolo, nessun gioco recitato, saranno mai tanto interessanti quanto una vera novità, una vera scoperta. E’ precisamente come la cinquantenne che ricorre alla chirurgia per rendersi più giovane e appetibile di cui parlavamo la settimana scorsa: il silicone non potrà mai competere con la giovinezza. Ma una femmina, quando è anche donna, può essere un irresistibile distillato di attrattive mature se non si annichilisce scimmiottando le minorenni. Allo stesso modo nel rapporto di coppia serve stimolare ciò che un incontro occasionale non potrà mai offrire, occorre sconfiggere il desiderio dell’inedito con il piacere del familiare, l’istinto pecoreccio e promiscuo con la tenerezza esclusiva, l’estraneità con l’intimità; non concentrarsi su ciò che il rapporto occasionale offre in forma autentica – stimolo, rinnovamento, eccitazione da prima volta – sforzarsi di recitarlo, di prefabbricarlo, per scongiurarlo: perché è demenziale. E qualora si fosse così fortunati da non avere nostalgia di quell’eccitazione in the first place, costringersi a impiantarla in una relazione vecchia di dieci o magari vent’anni… è il modo migliore per farsela venire.

 

Perché il sesso malandrino, diciamocelo, è ormai un baloccarsi da ragazzini. Se prima il cane era «sempre in mezzo» e nei momenti di libidine veniva preso per le orecchie e sbattuto in un ripostiglio con un calcio rotante, ora è una creatura piena di sensibilità freudiana: «Che cosa può pensare vedendo papà sopra la mamma?». «Va bene anche sotto… ». «È comunque agitante. Servono condizionamenti più gentili». Personalmente poi sono al settimo anno del rapporto e quindi, rimanga fra di noi, sento i pruriti del seven year itch; purtroppo quand’anche tua moglie è in vacanza, la vicina di casa non è esattamente la Marylin Monroe di Richard Sherman, ma una corpulenta finta disabile in pensione, temutissima bottonara e con problemi di scialorrea. Infine ci sono i weekend dedicati al mobilio; ai quali ti prepari indossando quel gaudio con cui da ragazzo attendevi la campagna del pomodoro di Gariga. Ricordate donne, un uomo non può simulare l’orgasmo, ma può fingere di godere durante un sabato mattina all’Ikea.

 

Convivenza? Don’t try this at home.

 

 

 

 

 

 

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