Cervello_di_Homer_Simpson

«Non esistono le razze umane: siamo tutti esseri umani, uguali al 99,9% del Dna. È per questo che gli scienziati italiani chiedono di togliere quella parola, “razza”, dalla Costituzione: una parola, spiegano, priva di significato scientifico. A farsi portavoce della proposta, lanciata ufficialmente giovedì al Collegio Ghislieri di Pavia con il sostegno di Fondazione Umberto Veronesi e Merck, è il genetista e accademico dei Lincei Carlo Alberto Redi. Che la riassume così: “la razza è una fake news!”, una bufala, una falsità bella e buona. ([…]) Considerato che nel ’46 i nostri padri costituenti volevano difendere un principio di eguaglianza, e considerato che oggi la scienza indica con chiarezza che la parola “razza” non ha senso, proponiamo di toglierla dall’articolo 3 per evitare di legittimarla. Insomma: per dire chiaro e forte alla popolazione italiana che di “razze” umane non ha senso parlare, e che chi lo fa ha il solo scopo di discriminare i più deboli» (Repubblica, 14 ottobre 2017).

 

La scienza ci dice con chiarezza che le razze non esistono. E ne prendo atto, ci mancherebbe. Certo, sarà difficile spiegarlo al mio quadrupede. Bracco dei Pirenei, Mastino tibetano, Chihuahua uguali sono. Cani da caccia, molossoidi, cani da appartamento? Fake news. Bufale. Il Dna non mente. Per la verità il Dna dice anche che al 99% quello di un genetista non differisce da quello di uno scimpanzé. E va da sé: sono entrambe creature viventi. Quindi perché disgiungere? Conierei “scimpanziato”, perché nulla impedisce a un Pan troglodytes di essere, a suo modo, uno scienziato. Anche fra i sessi, seguendo deduttivamente gli accademici, la distinzione è superflua. Siamo tutti esseri umani, uguali al 99.9% del Dna; che bufala è stare a dividere fra maschi e femmine? Non avremo la pretesa di farlo per una sola coppia di cromosomi differente, per una Y al posto di una X?! Suvvia! Una vocina nella mia testa – forse la voce della scienza – mi sussurra che se dovessi approfondire servendomi del microscopio della ragione, forse riscontrerei meno differenze genetiche fra mia madre e il sottoscritto che fra quest’ultimo e Gigi Sammarchi o Sandy Marton, a testimonianza che il Dna non si è mai barricato dietro i generi. Modificherei dunque l’Articolo 3 anche in quel passaggio, contro il razzismo e contro il sessismo. Ma di fronte agli imperativi epistemologici e morali dell’uguaglianza è bene non arretrare. Perché scernere fra, che ne so, la Pietà Rondanini e i nostri lavandini? La scienza ci dice che sono tutti composti da fermioni elementari. Occupano spazio e sono impenetrabili. Il lavabo, in aggiunta, certo ha la prodigiosa proprietà di erogare acqua, risorsa idrica che in culture tribali come quella dei Bambuti dell’Africa centrale – che pure geneticamente non sono diversi da noi – farebbe molta più impressione della liturgica tensione michelangiolesca, ma tant’è: reazioni prive di significato scientifico. In fondo, per preservare le sacrosante diseguaglianze economiche e sociali in cui viviamo, è urgente concentrarci sul propagandare il principio di uguaglianza naturale. Al fine di non discriminare i più deboli.

 

 

«Che cosa possiamo sapere?», si chiedeva Immanuel Kant in un momento chiave della Dottrina trascendentale del metodo. Beh, possiamo sapere che… pur senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali, sociali e financo genetiche, esistono gli idioti. E che cosa diceva Franz Kafka degli idioti? Un idiota è un idiota; due idioti sono due idioti; diecimila idioti sono un partito politico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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