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Fredda cronaca della mia briosa matinée. Mi sveglio alle otto dopo aver sognato Capezzone. Afferro una brioscia confezionata di modesta pasticceria, barcollo fino al computer e la intingo nella bufagina di Gramellini: «Un video del Corriere mostra quei gentiluomini dei talebani mentre prendono a cinghiate alcune donne in burqa, colpevoli di aver ascoltato musica (A scanso di equivoci, non si trattava di un cd di Al Bano). Sullo sfondo del supplizio si intravede una scolaresca: forse era l’ora di educazione civica. Vabbè, è l’Afghanistan, in Europa un simile fanatismo sarebbe impensabile… A Koszalin, in Polonia, un gruppo di sacerdoti cattolici ha dato pubblicamente alle fiamme i libri di Harry Potter, ritenuti contrari alle Scritture (Devo essermi perso il passo della Bibbia in cui Mosè scomunica il professor Piton). Al rogo è finito anche l’ombrellino di Hello Kitty, gatto animato giapponese, le cui colpe, sicuramente gravissime, restano avvolte in un mistero che si presta a qualsiasi congettura. Vabbè, è la Polonia, da noi un simile fanatismo sarebbe impensabile… In Umbria, Marcello Bazzurri (con la a), allenatore della Casa del Diavolo, che — lo preciso a beneficio dei sacerdoti polacchi — non ha nulla a che vedere con Serpeverde e Grifondoro, ha bocciato l’arbitra della partita, dichiarando che le donne, nel calcio, o fanno le pulizie o stanno in cucina. Se fosse per lui, il prato del futuro stadio di San Siro avrebbe l’angolo cottura. Vabbè, è l’Italia, in Afghanistan un simile fanatismo sarebbe impensabile». Vabbé, è un gazzettino di lercia divulgazione anti-italiana, sul Corriere della Sera un simile demenziale fanatismo sarebbe impensabile.

 

Poi mi informo sui Social e trovo un Enrico Mentana profondamente imbarazzato per il post del primo marzo, in cui pontificava ad minchiam con la foga primigenia della stupidità ideologica: «Parte il tam tam dell’informazione più odiosa. Senza nessun elemento si scrive che Stefano Leo è stato sgozzato come una capra da un immigrato di colore. E altre nefandezze per avvelenare il clima. Ma non è così». Per chiedere venia decide di rilanciare sulla questione “satira scimmiesca” da pompe funebri. Riprende il direttore, parlando della Taffo & Co: «È uno dei fenomeni di questi anni: forse le pubblicità più singolari, caustiche e irridenti di sempre, col fine (o il pretesto?) di lanciare il meno allegro dei prodotti». Al che commento come da blog: «L’umorismo negroide che manda in estasi gli antirazzisti». Di lì a poco mi giunge la replica di regime, che allego in calce: «Il tuo commento viola i nostri Standard della community in materia di incitamento all’odio». Una notifica che per forma e contenuto è un esplicito incitamento all’odio. Intossicato, decido di spurgarmi leggendo un balsamico editoriale di Repubblica, firmato Roberto Perotti: «Accanto ai razzisti, in Italia ci sono tanti intolleranti per impreparazione, per disorientamento o sorpresa. E molti appartengono alle classi meno abbienti. La sinistra dovrebbe fare i conti anche con questo fenomeno». E sono solo le 10.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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