Calenda e le “cazzate liberiste”
«Il caso dello stabilimento di Riva di Chieri sollecita Calenda a una riflessione amara. “Una delle più grandi cazzate che abbiamo raccontato è che non si salvano i posti di lavoro, ma si salva il lavoro. Per cui pensiamo che un operaio di cinquant’anni che ha passato la vita a fare impianti può andare a lavorare nell’economia delle app. Queste cazzate le abbiamo sostenute, io le ho sostenute, per 30 anni. E poi dice che vincono i sovranisti…”. Per l’europarlamentare “bisogna ricentrarsi su un liberalismo di metodo. La democrazia liberale deve recuperare il pragmatismo. E se la società va meno veloce del progresso, la società salta per aria”. Il paradigma di riferimento deve essere il liberalismo sociale. “Io per 30 anni ho ripetuto tutte le banalità che si sono dette nel liberismo economico. Quando Giavazzi e Alesina scrivevano sul Corriere che non bisognava salvaguardare il posto di lavoro ma il lavoro, io dicevo ‘oh che gran figata’. Poi quando ho avuto davanti l’operaio dell’Embraco ho capito che era una gran cacchiata”». HuffPost
Qualche mese fa, fra gli interventi sul blog, un illustre amico scrisse: «In pratica le avanguardie liberal capiscono con trent’anni di ritardo quello che le retroguardie reazionarie colgono al volo». Ma tu pensa! P.s. Anche sul battibecco fra Giorgina e Teodolinda potremmo rivalorizzare vecchi articoli e vecchi commenti: perché la Gruber è perennemente carponi e la Meloni ha sempre i coglioni.