Tempo fa, recensendo l’ultimo film di Antonio Albanese, ambientato nel quartiere in cui vivo, scrissi: «Se facciamo un salto fuori dalla fiaba, scopriremo che l’immigrato medio di Sempione non è il mite venditore di calzini con la donna scolpita nell’ebano e dal sorriso invincibile; piuttosto lo spacciatore che in mezzo al parco mi viene incontro minaccioso in canottiera alla zuava. E’ lo sgangherato perdigiorno che gira come un avvoltoio intorno alle ragazzine a passeggio in shirt sempre più corti. Quel genere di spacciatore e di perdigiorno che faticheresti a convertire al girocollo in Shetland. Il quartiere di Albanese, che conosco […]