Maternità e lavoro:ecco come diventare mamme-imprenditrici (di se stesse)
“Carriera o figli? Part-time verticale o full time? Casalinga o manager? Alle mamme di oggi queste etichette vanno strette e così se ne sono inventata una nuova di zecca: vogliono essere mamme sì, ma anche imprenditrici (di se stesse). Per gestire il tempo come meglio credono, per lavorare da casa (o dai giardinetti), per realizzare un’attività che a loro piace davvero, mettendo a frutto talenti troppe volte castrati in un mondo del lavoro asfittico e spesso miope nei riguardi delle donne. Impossibile? No, affatto”.
Comincia così l’ebook “Mamme e lavoro oggi – Le mompreneurs” (moms cioè mamme e enentreprenurs “imprenditrici) scritto a quattro mani da Francesca Amè, mammagiornalista (scrive anche per il Giornale) e Patrizia Eremita, creatrice del sito mammelavoro.it con un passato manageriale in banca (edito da Bookrepublic nella collana 40K, prezzo 99 centesimi).
In Italia è un fenomeno relativamente nuovo, legato alla necessità di conciliare la vita familiare con l’esigenza di non rinunciare a un’attività professionale nella quale sono stati investiti anni di studio (prima) e anni di impegno (dopo).
Un libretto che si legge tutto d’un fiato. Cinque storie di cinque donne che ce l’hanno fatta e una serie di regole per non fare i passi falsi. Specie all’inizio.
A partire dall’idea. E’ valida? Oppure no? E se è valida come la posso rendere concreta? “La prima cosa da fare è pensare a un business plan: ora non è più tempo da garage alla Steve Jobs. Se una mamma è in dubbio su cosa fare nella sua vita questo libretto le dà un’idea su che cosa e come possa realizzarlo”, spiega Francesca Amè.
Sia che si tratti di scelte aziendali sia perchè una donna quando diventa mamma fa ancora fatica a conciliare il lavoro da dipendente con i nuovi ritmi della famiglia, ma molto spesso chi ha avuto un bambino (o due, tre…) i si trova davanti a un bivio, all’inizio del quale fluttua una domanda: provo a rimettermi in gioco? mi invento un’altra storia? cerco un’altra strada che mi porti lontano dal timbrare il cartellino alle 8 di mattina per ritimbrarlo alle 8 di sera?
“Sarà per questo – spiega Francesca Amè – che in Italia oggi ci sono circa un milione di partite iva “rosa”. E’ il desiderio non essere vincolati da orari ingessati che precludono qualsiasi tipo di partecipazione alla vita dei bambini”. La molla scatta da lì.
“Ma non bisogna pensare che mettersi in proprio significhi lavorare meno. Almeno inizialmente e per inizialmente intendo almeno un paio di anni, sarà una full immersion totale. Si lascia un lavoro di 8 ore per lavorarne magari 15. Però concentrate in orari della giornata in cui non vanno a scontrarsi con la famiglia”. Spesso le mompreneurs lavorano di notte quando la casa dorme, oppure mentre i bambini-ragazzi sono a scuola.
“Anche economicamente il guadagno arriva dopo un bel po’. Ecco perchè all’inizio ci viole oltre a un progetto e a un businnes plan preciso deve seguire anche un adeguato investimento economico”.
Le donne che si raccontano nel libretto si sono buttate nei settori più diversi. C’è chi ha aperto “grotte di sale”, ludoteche, siti di prodotti per bambini, e chi ha avviato corsi di lingue.
C’è la storia diFrancesca Sanzo “40 anni bolognese, mamma di una bambina di 7 anni gestisce profili aziendali sui social media, contenuti e strategie di posizionamento on line. Comunicazione digitale per dirla in due parole e col suo sito panzallaria.com non ci tiene proprio ad essere inquadrata come mamma-blogger.
Oppure c’è Gabriella Murania, palermitana, mamma di un bambino di 16 mesi ex impiegata con la passione dei gioielli. “Mentre era incinta ha seguito un corso di arte orafa. Quando il bambino aveva un anno si è licenziata e si è messa a realizzare bigiotteria di alto livello. E ora esporta fino in Giappone”, racconta Francesca.
Il suo consiglio? “Guardare al mondo lontano, alle esperienze e alle iniziative realizzate all’estero. In America il fenomeno delle mamme blogger è seguitissimo”. A partire da Maria Bayles, mamma al cubo americana diventata a superblogger testando prodotti per l’infanzia e commentandoli on line.
E poi? “E poi tornare con lo sguardo nel proprio piccolo, nel quartiere dove si abita. Cercare di capire che cosa vorrei, cosa manca prima di tutto a me. Le idee migliori a volte non sono geniali ma semplicemente utili. Iscriversi a forum e non avere paura di chiedere a chi ha già realizzato qualcosa. Quindi crederci e non lasciarsi abbattere. E come ultimo consiglio…. leggere il libro, ovviamente!”.