Raffaele Mantegazza, è docente di pedagogia all’università di Milano Bicocca e autore di numerose pubblicazioni su varie problematiche educative, come «Maturità. Diario di un presidente curioso», dove racconta l’esperienza fatta come presidente di commissione agli esami di maturità dello scorso anno. Quella che leggerete qui sotto è la lettera-appello che ha inviato al prossimo ministro o ministra dell’Istruzione perché ascolti i ragazzi dato che «la scuola è loro». Si riparla di tempo (non)perso. E soprattutto mette al centro loro, i ragazzi, gli studenti. Lui, Mantegazza è un prof e per di più insegna pedagogia, cioè insegna come si fa a insegnare. E dice: la scuola è loro, cioè dei ragazzi. Noi (i prof) siamo al loro servizio. Chiediamo, a loro quale scuola sognano…

Eccola.  

Gentile futuro Ministro o Ministra della Pubblica Istruzione  mentre scrivo non so ancora il Suo nome, non so cioè a chi il presidente incaricato Draghi avrà dato questa responsabilità terribile ma anche appassionante di ricostruire le fondamenta della scuola dopo e durante il Covid; anzi, «ricostruire» è una parola sbagliata perché dà l’idea delle macerie, mentre forse il primo Suo compito sarà proprio quello di valorizzare l’ esistente e di capire che la scuola non è crollata anzi che è forse una delle poche realtà che sono riuscite a salvarsi nell’emergenza che stiamo attraversando.

Il tempo “perso”

Ho molto apprezzato che nelle parole del futuro Presidente del Consiglio la scuola sia comparsa immediatamente, però mi ha preoccupato l’idea che si debba «recuperare il tempo perso»; questo penso sia un errore che Lei non dovrà commettere non si è perso tempo ma si è lavorato, i ragazzi si sono fortemente impegnati per rimanere
studenti, per non perdere la loro identità di persone che tutti i giorni affrontano la cultura, la scienza e ciò che lo scibile umano ha prodotto in questi millenni.

Incoerenza in cattedra

Penso che la scuola debba ripartire da questi ragazzi e devo dire con tristezza che in questi giorni di partenza non sempre ciò è avvenuto: si continuano a vedere i «due», le montagne di verifiche accumulate una sopra l’ altra, insegnanti che hanno fatto svolgere le verifiche a distanza per poi dire che le annullavano perché non le ritenevano veritiere (e allora viene da domandarsi per quale accidenti di motivo le hanno fatte svolgere? Ma può un adulto essere così incoerente?).

I voti orwelliani

Questa scuola non può continuare così signor Ministro, questa scuola deve cambiare, perché questa non è scuola. La scuola non è la caccia a chi copia, non è il terrore nella verifica, non sono voti orwelliani come «meno due» in greco o «uno meno» in fisica. Signor Ministro, questa stupidità non può più nascondersi dietro il concetto di libertà d’insegnamento perché nessun adulto può invocare la libertà di usare un voto per umiliare un ragazzo. Quello che secondo me è assolutamente da evitare è che inizi una folle corsa ad apprendimenti che NON SARANNO CONSEGUITI perché saranno solo incamerati meccanicamente e poggeranno su un letto d’ansia; ma chi mai nella vita impara qualcosa solo perché «è in ritardo» o partendo da una situazione di pressione psicologica?

Ascoltare i ragazzi

Signor Ministro, chiediamo alla scuola di cambiare verso: di ascoltare i ragazzi ma non in senso retorico; un ascolto che sia una ricognizione di come i ragazzi hanno imparato, di quale è stata la disciplina che li ha consolati e che li ha fatti sognare nel chiuso delle loro camerette, di quali metodologie individuali e di gruppo hanno messo in atto per riuscire a mantenere la loro identità di studenti. Tutto questo avrebbe anche un grande ruolo di orientamento perché la materia che ti ha affascinato e appassionato durante il lockdown è probabilmente quella sulla quale potrai investire le tue risorse anche in futuro. Ascolti i ragazzi, signor Ministro; la scuola è loro, noi siamo al loro servizio e in questi mesi hanno dimostrato enorme dignità e maturità. Chiediamo per una volta a questi giovani quale scuola sognano, e cerchiamo, insieme, di costruirla.

Con i migliori auguri di buon lavoro
Raffaele Mantegazza
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