Mentre mi scorrono nella testa i fiumi di parole e righe di giornali e interviste e controinterviste su quanto sia opportuno e giusto e offensivo e antistorico oppure, viceversa, inutile e paradossale (e potrei andare avanti senza un punto e una virgola per righe e righe anche io ma sono già senza fiato…) che un direttore d’orchestra donna possa chiamarsi (non “essere” ovviamente) direttrice, tanto che alla fine mi sembra che abbiano ragione e un po’ torto tutti, non so più se devo stare attaccata e ben salda al gambetto di quella «a» o lasciarmi scivolare giù, su un altro […]