Il federalismo dei mercatini di Natale? Un altro no al decentramento dal Comune alle circoscrizioni arriva dalle Zone. Dalla 9 in particolare, dove Marzio Ferrario del Pdl condivide le proteste del presidente dell’Associazione provinciale esercenti commercio ambulante (Confcommercio), Giacomo Errico: “La scelta della giunta – dice Ferrario – può determinare un incremento indiscriminato di piccole aree mercatali, con uno sconto, peraltro, sul canone di occupazione del suolo pubblico, incidendo sul regime di libera concorrenza. Ciò contribuirà a vanificare il lavoro svolto quotidianamente dagli ambulanti di professione”. Ma c’è una seconda questione che preoccupa gli operatori dei mercati: il futuro di 24 ambulanti di piazzale Lagosta. “Si tratta di una vicenda che impensierisce alcuni dei 260 commercianti circa dell’ex triangolo di via Garigliano, via Sebenico e via Volturno – spiega – Ricordo che, all’avvio dei lavori per la realizzazione della linea M5, l’area è stata interessata dall’apertura dei cantieri. Questa circostanza ha determinato lo spostamento temporaneo dei banchi nelle vie limitrofe, generando, purtroppo, come ha affermato Errico, un grave danno economico ai titolari. Ora l’idea di Palazzo Marino di spostare la sede definitiva del mercato in viale Zara esilia, in altri lidi, ben 24 ambulanti: nella zona sono stati ridotti, infatti, gli spazi adeguati per collocare temporaneamente i banchi”. Per Ferrario viene anche disatteso un antico impegno del Comune: “Un documento – ricorda garantiva a tutti, nessuno escluso, il ritorno alle origini, con la predisposizione di interventi in grado di ovviare alle modifiche apportate dall’avvento della metropolitana lilla. Rammento che molti ambulanti, a fronte delle difficoltà legate al trasferimento del mercato e alla presenza di ‘irregolari’, hanno già ceduto la propria licenza. Altri 24, invece, saranno adesso dirottati altrove. La dispersione di un patrimonio della vecchia Milano, come il mercato di piazzale Lagosta, va scongiurata ascoltando con più attenzione la voce delle associazioni di categoria”.

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