Ecco la foto che fa vergognare Milano
Ecco l’articolo firmato con Marta Bravi e uscito oggi sul Giornale, cronaca di Milano:
Milano, pomeriggio di novembre, via Tonale (stazione Centrale). Sono le 17 e sta per calare la sera. Una giovane donna è sdraiata per terra, ha la testa appoggiata su quello che sembra un giaccone o uno zaino. Dorme. Probabilmente non è lucida. È nuda, ha il seno scoperto e si trova in mezzo a un cumulo di cartacce. Non sappiamo come e perché si sia adagiata così in mezzo ai rifiuti. E non sappiamo se sia arrivata prima o dopo di lei quell’auto rossa che, per via della prospettiva, sembra schiacciarla contro il muro. Per coincidenza è stato il coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia, Massimo Girtanner, ad accorgersi della scena. Ha chiamato i soccorsi ed è stato subissato di domande, come accade a chi per primo segnala qualcosa di insolito o rilevante. «Eppure – dice – era davanti a un albergo e alla fermata dell’autobus. La gente passava e faceva finta di niente. Come se fosse normale». «La Centrale – aggiunge – è in balia di tutti. Noi andremo in piazza per dire basta». Via Tonale in effetti è quella di uno dei sottopassi. Risse e scippi non si contano. È così da anni. Ma questa foto parla anche di altro.
Ci sono immagini che dicono più di quel che rappresentano. Vanno oltre la cronaca. Restano nell’immaginario collettivo perché catturano un clima particolare o un momento storico. Questa foto può essere il simbolo della Milano di oggi. Una città in cui una donna – chiunque essa sia – può restare sola, nuda e abbandonata in mezzo a una strada frequentatissima a due passi dal centro e dai nuovi quartieri. Ma non c’è spazio per la retorica su emarginazione e nuove povertà. Non si può girare la frittata col buonismo, ne abbiamo sentito fin troppo. La stazione, dopo i lavori, oggi al suo interno è un’ottima galleria commerciale. Ma basta mettere il naso fuori e si fa i conti con il peggior degrado che si sia visto da tanti anni a questa parte. E il degrado è insieme causa ed effetto del degrado sociale. Certo, buttarla in politica è sbagliato. Ma la zona era stata recuperata, almeno dal punto di vista della sicurezza e dell’ordine estetico, e quel recupero è stato vanificato in pochi mesi. Ora sarà forse strumentale stabilire un nesso di causa-effetto fra il ritorno del degrado diffuso e questa immagine di abbandono, solitudine e miseria. Però qualcuno deve dirci qual è la ricetta, qual è la linea, cosa si sta facendo e perché. Ieri si è chiuso il bando per le ronde sociali del Comune e hanno risposto in 12. Bene? Meglio di niente. Ma la sinistra ha vinto le elezioni anche con il no alle politiche «securitarie e repressive». Sosteneva e sostiene che la sicurezza produce «pesanti effetti di criminalizzazione e di stigmatizzazione di persone e categorie sociali». Avvertiva che «a furia di etichettare un quartiere o una periferia come luogo pericoloso e insicuro lo si trasforma in ghetto, in una trappola da cui è difficile per chiunque uscire». Aveva promesso misure per «combattere il degrado, rivitalizzare strade, piazze, quartieri», per permettere a cittadini e associazioni di «riappropriarsi degli spazi». Per ora abbiamo visto smantellare quel che era stato fatto prima. Ma l’arcobaleno di una città più buona e più giusta che era sorto come un presagio in un venerdì preelettorale di maggio sembra tramontato intorno alle 17 di un pomeriggio di novembre, in via Tonale.