Una Milano triste e impaurita
Si discute ancora della foto che ritrae una donna, abbandonata sola e seminuda in stazione Centrale, in mezzo ai rifiuti. Ecco come ieri ha commentato la vicenda Antonio Ruzzo:
C’è una donna a seno nudo abbandonata sul marciapiede vicino alla stazione centrale. Forse dorme, ma la foto non dà certezze. La certezza è il degrado che le sta attorno. Pattumiera, un bicchiere di carta buttato lì, altre schifezze. La gente cammina, parcheggia fa le sue cose e passa oltre. Come se nulla fosse continua nella sua quotidianità indifferente. Non so se questa sia la foto di Milano. Però è un’immagine e se ne possono trovare anche tante altre. A cominciare da quella raccontata ieri sulle pagine di cronaca di Repubblica. La storia, più o meno, è la stessa. C’è una donna accasciata sul cofano di un’auto vicino a piazza Sant’Ambrogio. Sta male. E’ abbandonata a se stessa, inchiodata dai dolori al petto che una malattia del sistema immunitario le provoca. Non morirà, ma lo sa solo lei che è anche un medico. Chi le passa accanto però non si ferma per aiutarla. Né le mamme che escono dalla scuola con i bimbi, né gli studenti che vanno e vengono dalla Cattolica, né i passanti. Nessuno. Nessuno che abbia un sussulto. Nessuno che chiami un’ambulanza. E’ una città immobile questa dove la gente finge di non accorgersi delle cose che accadono. Dove quasi tutti decidono di non fare, soccorrere, aiutare, interessarsi per evitare seccature, guai, magari un pugno o una coltellata. Certo, ci sono una sacco di persone che si rimboccano le maniche da volontari, che danno una mano e meno male che ci sono. Ma qui stiamo parlando del popolo che cammina per strada, viaggia in metrò, chatta sui telefonini e passa oltre.
Si discute tanto di diritti civili, si fanno battaglie per i registri più vari, per i deboli, gli ultimi, si parla sempre di solidarietà ma poi quando bisogna agire non si trova più nessuno. Si defilano tutti. Per l’assessore ai Servizi sociali Pierfrancesco Majorino, Milano è una città a due facce che tanto fa e che molto se ne frega. E in parte ha ragione. Però Milano è diventata anche una città che ha paura e non vuole guai. Una città che si fa i fatti suoi perché molto spesso chi si impiccia finisce male, perché valgono più la prepotenza del senso civico, le maniere forti sulla buona educazione. E così sceglie di restare immobile davanti a una donna abbandonata, sofferente, aggredita in mezzo a una strada perché pensa di sollevarsi la coscienza e di mettersi al riparo da una serie molto probabile di grane. Certo non solo Milano. E’ successo anche altrove, anche su una spiaggia dove la gente continuava a spalmarsi i solari e a fare il bagno a fianco di un cadavere coperto da un lenzuolo.
Ma la fotografia della donna sdraiata seno nudo in mezzo al pattume della Centrale si è portata dietro una valanga di commenti sul sito del «Giornale». Tanti indignati con chi ci amministra, molti che ci accusano di aver utilizzato quell’immagine per un fine strumentale. In realtà una riflessione toccherebbe a tutti. Le storie di quelle due donne abbandonate sono due immagini di come è diventata Milano. E far finta di non vederle è solo ipocrisia.