Un nuovo putiferio è scoppiato ieri in Zona 3, con tanto di rissa (forse non solo ideologica) fra destra e sinistra. Il revival da anni Settanta è scoppiato sul caso dei contributi alle scuole superiori per le iniziative dedicate al razzismo nell’ambito della prossima Giornata della memoria.

La protesta-occupazione in Zona 3

Del caso abbiamo parlato sul “Giornale“, anche cartaceo, esattamente un mese fa, con un un pezzo dedicato ai “Cattivi maestri” chiamati in cattedra a parlare di Shoah. Nel programma delle iniziative preparate da un liceo – spiegavamo, infatti – figura un incontro con Saverio Ferrari. E proprio su questo invito è scoppiato il finimondo. Saverio Ferrari, infatti, oggi è impiegato in un ente pubblico e con un suo osservatorio si dedica al monitoraggio e allo studio degli estremismi di destra; nel passato più recente è stato dirigente di Rifondazione Comunista e prima ancora di Democrazia Proletaria; ma i suoi trascorsi politici più remoti sono burrascosi. Ha militato infatti nella sinistra estrema e nel 1991 ha riportato in Corte d’assise d’appello una condanna per fatti legati all’episodio di Porto di classe del ’76 (un bar fu assaltato perché considerato ritrovo fascista, e alcuni avventori restarono feriti).

Per protestare contro questa iniziativa scolastica, finanziata con un contributo della Zona, un gruppo di una ventina di militanti di un gruppo chiamato “Rotta di Collisione” è entrato nella sala consiliare esponendo uno striscione con su scritto: “Contro i cattivi maestri siamo in rotta di collisione”. “Non riteniamo possibile che le istituzioni diano il patrocinio e finanzino un noto pregiudicato per dei fatti così gravi” ha spiegato Carlo Armeni, responsabile milanese del movimento. “E’ ancora più grave – ha aggiunto – il fatto che si pensi di portare nelle scuole un simile cattivo maestro degli anni Settanta.  Il tasso di ideologia di Pisapia e degli amministratori di questa città ha superato ogni limite di decenza”.

Fin qui la posizione politica, che arriva fra l’altro dall’area di Fratelli d’Italia; destra dunque, ma difficilmente catalogabile come estremista. Fratelli d’Italia, infatti, per chi non lo sapesse, è il movimento nato da circa un anno da una costola del Pdl. E’ guidato da Giorgia Meloni e Ignazio La Russa e a Milano vede fra i suoi esponenti più noti Carlo Fidanza e Riccardo De Corato. Ex Msi e An, dunque. Una destra che, proprio come An o Pdl, ha partecipato al governo e alle riforme istituzionali in diverse fasi delle ultime legislature parlamentari (e a Milano ha avuto responsabilità amministrative dirette in Comune, Provincia e Regione).

Sulla baruffa in Consiglio le versioni sono molto contrastanti ovviamente. Da Fdi si fa notare come “si sono avuti momenti di tensione quando alcuni consiglieri di maggioranza si sono scagliati contro i manifestanti, cercando di togliergli il megafono e lo striscione”. Di tutt’altro avviso il presidente di Zona, Renato Sacristani, che senza troppe remore parla di “una squadra di fascisti” che avrebbe “cercato di impedire le votazioni”. Non molto diverso il giudizio che arriva dal Pd, con Gabriele Mariani che parla di “una ventina di estremisti di destra” che avrebbero “improvvisamente occupato l’aula e bloccato i lavori”. Secondo Mariani ci sarebbero stato addirittura degli spintoni con gli agenti della Polizia municipale. E il consigliere Pd lamenta di aver ricevuto un pugno al petto. Anche il Pd metropolitano è intervenuto, con il segretario Pietro Bussolati che ha condannato l’episodio.

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