Ci fanno perfino votare (ma quando?)
Sì all’elezione per il sindaco della “Grande Milano“. Giuliano Pisapia, bontà sua, apre alla possibilità che il capo dell’amministrazione della più grande area urbana d’Italia (dopo Roma Capitale) sia scelto dai cittadini. “Personalmente – ha concesso – ritengo indispensabile inserire nello Statuto l’elezione diretta del sindaco metropolitano, per una maggiore legittimazione e per la più alta partecipazione possibile dei cittadini”.
La cosa non è così scontata, è vero. La normativa, in effetti, stabilisce un’alternativa. Il sindaco, infatti, può essere di diritto il primo cittadino del Comune capoluogo, oppure può essere eletto dai cittadini di tutta la città metropolitana (un territorio che corrisponde all’attuale provincia, ente in via di smantellamento e gestito fino a dicembre con funzioni commissariali dal presidente Guido Podestà, salvo dimissioni possibili). La condizione posta per procedere a questa elezione è la costruzione di un’area metropolitana alla “londinese”, con la cancellazione del Comune capoluogo come lo conosciamo oggi e la costruzione di municipi, con veri poteri, al posto delle zone di decentramento.
Dunque, Pisapia dice sì all’elezione, ma il problema è che non dice quando si voterà. Anzi prevede un “periodo di transizione”, spalleggiato in questo dal Pd. Il sindaco resta sul vago, e non dice quando si apriranno le urne, perché la fase di transizione per lui, deve durare fino al 2021. Tutto un intero mandato, il prossimo, nei suoi piani sarà dedicato alla costruzione di questa nuova realtà amministrativa. Ma intanto cittadini dell’hinterland, per sei anni, saranno governati da un “sindaco” che non hanno mai eletto – e che anzi è stato scelto solo dai cittadini del capoluogo, per fare legittimamente i loro interessi. Comprensibile che a qualcuno tutto ciò sembri strano. Anzi illegittimo.