“Questa città metropolitana è incostituzionale”. La sentenza, è proprio il caso di chiamarla così, non arriva da un passante ma dal presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida, che per l’equilibrio e l’onestà intellettuale è stimato trasversalmente, nonostante il suo recente impegno politico a sinistra con la candidatura a sindaco di Milano nel 2011. Il verdetto di Onida travolge la reputazione già pessima dela legge Delrio, quella che sancisce la tormentata e un po’ pasticciata cancellazione (a parole) delle Province, sostituite nei centri maggiori dalle città metropolitane. È proprio un bel colpo, dunque, il saggio (“Goodbye Province”) con cui Silvia Paterlini ha raccontato “Mito e retorica dell’abolizione in 100 luoghi comuni”. Il libro (che contiene interviste anche a Giuseppe De Rita, Lanfranco Senn, Vittorio Feltri, Antonio Saitta e Bruno Dapei) è stato presentato di recente a Milano. E smaschera davvero la retorica inconcludente che sta dietro questa finta cancellazione. “Gli organi elettivi, quelli sì vengono aboliti – ci racconta Silvia, che è giornalista e ha una formazione filosofica – ma solo quelli. E per ottenere risparmi alla fine irrisori, si parla di 167 milioni. Ora – aggiunge – è vero forse che questa delegittimazione della politica è in parte anche meritata, ma la risposta non può essere dare tutto ai mandarini”. “Meno politica non è sinonimo di maggior efficienza. Anzi. I dirigenti firmano ma chi controlla? Una dimensione pubblica invece è importante anche per il controllo democratico sull’azione amministrativa”. Difficile darle torto, anche in tempi di qualunquismo anti- istituzionale.

Le Province insomma restano come apparato burocratico che sarà affidato a organismi istituzionali non elettivi. Ed è per questo che, dopo aver lavorato cinque anni a Palazzo Isimbardi, ne è convinta: “Lo scalpo delle Province non sarà sufficiente”. Ancor peggiore, poi, la assurda trovata smascherata da Onida, quella escogitata per gestire la fase iniziale delle città metropolitane, con i sindaci dei Comuni capoluogo automaticamente insediati a capo dell’intero territorio provinciale e destinati a governare su cittadini che non li hanno mai eletti, né direttamente né indirettamente. “Quella di Renzi – ultimo verdetto – è una presa in giro”. Goodbye Province, i problemi restano tutti.

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