Non mi sono fissato con le tasse. Solo un po’, lo ammetto, ma non è solo una questione ideologica. E’ che si pagano bollettini, tariffe e rette. Si dà un’occhiata ai conti. E si verifica che il peso del Comune di Milano è enormemente aumentato per noi poveri contribuenti. Ripetiamo fino all’ossessione la cifra – mai smentita – secondo la quale i tributi pagati a Palazzo Marino stanno raggiungendo nel 2014 la cifra record di 1,3 miliardi di euro, con un aumento di oltre 700 milioni rispetto all’era pre-Pisapia, e senza considerare il pur considerevole rincaro degli abbonamenti Atm. Ci è capitato di scrivere che la cosa, pur sgradevole per noi, avrebbe un senso se servisse a finanziare servizi migliori o sussidi sociali, ma così non è. A tutto questo, e alle addizionali comunali, abbiamo ripensato pochi giorni fa, quando si è (molto) parlato dell’operazione Leoncavallo, in virtù della quale il Comune metterà sul piatto 6 milioni per sanare la situazione del centro sociale più famoso della sinistra, scambiando la sede di via Watteau con due immobili suoi. Questi 6 milioni saranno prelevati non dalle tasche del sindaco e degli assessori ma da quelle dei milanesi. Anche per questo quando ho condiviso l’articolo di Chiara Campo che riportava il conto dei sei milioni e qualcuno ironizzando ha commentato “povero Pisapia“, parafrasando “Ho visto un re” mi è venuto di rispondere “…e poveri anche i milanesi”.

 

 

 

 

 

 

 

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