Pasticcio “grande Milano”, dimissioni per protesta
Che l’operazione città metropolitana fosse stata mal gestita lo abbiamo scritto più volte. Non solo sul piano normativo, con il confuso procedere della riforma Del Rio, ma anche a Milano, per via della linea dilatoria e volutamente distratta scelta dal sindaco, Giuliano Pisapia, e dal Pd. Ora cominciano ad arrivare le conferme. Intanto Unione del Commercio e Assolombarda chiedono a gran voce partecipazione e informazione, e lo fanno alla Festa dell’Unità. Ma anche nella maggioranza si avvertono sinistri scricchiolii. Chiarissima l’insofferenza di un esponente (eterodosso) del Pd come Roberto Caputo. Ma anche i Radicali, fino a prova contraria parte della maggioranza, e tradizionalmente molto attenti alle regole della democrazia, sono insoddisfatti dell’iter seguito da Palazzo Marino. E vogliono che si sappia. Uno degli eletti radicali (e tesoriere di Radicali Italiani) Valerio Federico, si è appena dimesso dalla carica di presidente di commissione in zona 6: “Il decentramento di poteri effettivi verso le Zone – ha detto – si sarebbe potuto e dovuto realizzare nei primi 3 anni di giunta Pisapia. Nulla è stato fatto fino al tentativo recente di nascondere l’evidente incapacità riformatrice della maggioranza, in questo ambito, con la scusa che l’occasione sarebbe stata la costituzione della città metropolitana”. “Peggio di così l’avvio della costituzione della Città metropolitana non poteva avvenire! Elezioni di secondo livello prive di qualunque forma di dibattito pubblico, che escludono i cittadini dal processo decisionale e dalla conoscenza delle proposte in campo”.
In campagna elettorale a Milano il centrosinistra si impegnò ad attuare finalmente un decentramento di funzioni esclusive effettive. Ma – rileva Federico – “sostanzialmente nulla è stato fatto e le nove Zone di Milano sono state irrilevanti in qualunque o mancata decisione”. Nel 2013 una Zona a Milano è costata mediamente 525 mila Euro e ha deliberato iniziative per un importo di 105 mila euro: un anno per deliberare finanziamenti corrispondenti allo stipendio di un dirigente medio. I consiglieri sono tuttora privi di poteri, mezzi e strumenti, per dar seguito al loro mandato, dopo quasi 3 anni e mezzo dall’impegno preso dal centrosinistra in campagna elettorale e in piena violazione del Regolamento del Decentramento, violazione che viene perpetrata da 17 anni”.