Fra le migliaia di “Charlie” che si sono palesati dopo la strage di Parigi, ben pochi sono gli autentici amanti della libertà d’espressione, questo è certo.

Bastava dare un’occhiata a  facebook e twitter per verificare che l’improvvisa fiammata “voltairiana” era destinata a durare lo spazio di un mattino. Una reazione emotiva, spesso dettata da conformismo e narcisismo più che da un’autentica adesione alla causa della libertà. Quel che è accaduto a Milano nei giorni scorsi lo conferma. Lo ha raccontato bene “Il Giornale“: sono tutti Charlie, ma qualcuno è “Charlie” solo con chi gli va a genio. Molti sono Charlie, per esempio, a patto che non si parli di famiglia. E infatti un cumulo di sterco è stato lasciato davanti al portone del settimanale “Tempi” con una scritta sul muro: “Tempi merde omofobe e sessiste!”.

Dare la vita per garantire la libertà di parola a qualcuno con cui non si condivide nulla? Facile da sbandierare, non altrettanto essere coerenti con l’impegno. “Altro che la vita? – dice spesso Marco Pannella – i liberali non erano disposti a rinunciare neanche a un caffè”. E, parafrasandolo, certi progressisti oggi il caffè (o peggio) te lo tirano dietro, pur di farti star zitto. In questo desolante panorama di incoerenza e intolleranza, un’eccezione vistosa è quella di un radicale milanese, Yuri Guaiana, vicepresidente di Zona 2 e responsabile dell’associazione “Certi diritti“, che sostiene le battaglie della comunità LGBT (persone omosessuali, bisessuali e transgender). Nel giro di tre giorni, caso più unico che raro, Guaiana prima ha condannato i vandalismi ai danni del settimanale Tempi, da cui molto lo divide (per non dire tutto) poi quelli che hanno colpito un altro giornale, “La Croce“, che fra l’altro in questi giorni è impegnato in una polemica proprio con Radioradicale e il conduttore della rassegna stampa, Massimo Bordin.

Dunque non essere d’accordo con qualcuno, ma battersi per la sua libertà, è una cosa possibile. E non costa niente, solo un comunicato (e un po’ di onestà intellettuale, quella sì merce rara). E’ l’ultima lezione che si becca l’intollerante sinistra di casa nostra, tradizionalmente la peggiore che ci sia in Europa.

 

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