Lasciate in pace (almeno) le scuole
I tornei per la Liberazione, il gioco dei bimbi travestiti. Ma c’è un confine fra l’educazione e l’ideologia nelle scuole (e non solo)? Qual è questo confine? E lo stiamo superando? Le domande che si pongono tanti genitori milanesi non sembrano esagerate.
Tre mesi fa esatti, ci furono reazioni furibonde per l’iniziativa della Curia ambrosiana, che aveva scritto ai professori di religione, chiedendo di segnalare le scuole erano adottate iniziative ispirate alla cosiddetta “ideologia del gender”, che don Gian Battista Rota descriveva come una “campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un’idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio genere e il proprio orientamento sessuale”. La richiesta indirizzata ai docenti, subito derubricata da una imbarazzata Curia come un’indagine informale, fu subito attaccata dall’opinione pubblica di sinistra come una “schedatura”. E la Diocesi alla fine dovette sostanzialmente scusarsi.
Bene, a tre mesi di distanza i riflettori si accendono sul “gioco del rispetto”, che – dopo Trieste – altri Comuni italiani stanno pensando di introdurre nelle scuole. Milano ovviamente ha mostrato interesse per l’iniziativa, tanto è vero che la presidente della commissione consigliare Cultura, la democratica Paola Bocci, ha invitato a Palazzo Marino l’inventrice del progetto, presentandolo all’assessore competente e alla delegata del sindaco alle Pari opportunità.
Intanto, dalla zona 9, il capogruppo di Forza Italia, Alessandro Fede Pellone, fa sapere di aver dato battaglia sull’idea di un torneo dedicato alla Resistenza, tanto da aver proposto di cambiarne il nome dedicandolo alla Liberazione.
Ma le cronache sono piene di iniziative che coinvolgono le scuole. Iniziative che sono dedicate ai temi dell’ambientalismo, dell’animalismo, del pacifismo, spesso con sigle e personaggi che presentano una loro visione molto marcata e unilaterale dei problemi e del mondo.
A volte, da genitori e cittadini, si rimpiange una scuola che si “limitava” a insegnare la storia, la geografica, la matematica, l’italiano e magari la storia dell’arte. Prima che la facessero diventare terreno di (facile) conquista del politicamente corretto.