La luna di miele mediatica di cui ancora gode Matteo Renzi irradia anche una cerchia importante dei suoi amici. Ed è stata chiaramente un’operazione simpatia quella di cui Giuseppe Sala ha beneficato nei giorni della scalata milanese del premier, che per la chiusura di Expo è salito a Milano con un miliardo e mezzo di euro da sbattere sul tavolo per sedurre la città, in procinto di scegliere il suo sindaco. Una partita di questa portata sul dopo Expo è chiaramente in linea con un’ambizione forte del leader Pd, deciso a prendersi Milano, politicamente parlando, liquidando così l’esperienza “arancione” di Giuliano Pisapia, frutto di una stagione ormai conclusa (quella dei referendum, delle primarie perse dal Pd, dei sindaci vendoliani o giù di lì). L’anomalia sta per essere archiviata, in modo più o meno traumatico e anche  in mancanza di un’investitura ufficiale è chiaro a tutti che il commissario Expo Giuseppe Sala è il candidato sindaco del Pd e soprattutto del suo segretario. In realtà Renzi giochi ancora a nascondino, perché vuole evitare di restare un’altra volta sotto le macerie delle amministrative, con candidature (nate e) finite male come quelle delle Regionali. Nonostante questa apparente freddezza e anche se il sostegno di Renzi resta affidato a battute, indiscrezioni e retroscena, il commissario Expo Sala si è trovato infilato nella parte del candidato sindaco. La macchina della candidatura Sala ormai è partita,e il manager ci si è trovato sopra e ora gli tocca provare a guidarla, possibilmente tenendola in strada nonostante le inevitabili curve. Le sue prime uscite pubbliche su un terreno squisitamente politico, però, forse inevitabilmente, non sono state sfolgoranti. E hanno subito evidenziato il lavoro che c’è da fare sul terreno dell’immagine: la biografia può garantire una certa presa su settori centristi importanti, la popolarità l’ha garantita l’evento Expo, la macchina elettorale ce la mette il Pd, ma resta una certa legnosità comunicativa. Chi credeva che i problemi, rilevati anche da Renzi, potessero essere superati da qualche intervista in compagnia di volti noti e simpatici (almeno secondo l’opinione corrente, più che altro a sinistra) ha dovuto però ricredersi. Pur con tutti i sorrisi del mondo, i nodi politici sono tutti irrisolti e hanno generato, per le inevitabili leggi che governano la politica, una candidatura alternativa. Sulla efficacia dell’operazione Balzani, peraltro ci sarebbe altrettanto da discutere, ma è un fatto che oggi il sindaco ha messo in campo la sua vice, sostenendola apertamente. Quelli che sono nati come nodi politici, sul terreno della politica (e non della semplice comunicazione) dovranno essere sciolti. Nella classica sfida fra due sinistre. una sfida da riempire, possibilmente, di contenuti politici e programmatici. Insomma, di idee per Milano.

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