Primarie, la fiera delle vanità
Le primarie milanesi sono una telenovela (ora si dice soap, o chissà come). Ma molto istruttiva. Una summa di tutti i caratteri della politica nostrana, specie di sinistra. Una fiera delle vanità, delle ambizioni, delle velleità. Matteo Renzi sta facendo il Renzi: l’apprendista stregone, lo scommettitore politico con una tattica sola, il rilancio continuo. Checché se ne dica, ha messo alle strette Giuliano Pisapia, salvo poi corteggiarlo (con quanta convinzione?) una volta verificato il pasticcio che si stava creando. Poi ha messo tutte le sue fiches su un candidato importante, Beppe Sala, che però aspetta ancora un riconoscimento ufficiale, una chiamata alle armi, e si è trovato catapultato un po’ “senza volerlo” in mezzo a una contesa che forse non inquadra neanche fino in fondo. Pisapia, da parte sua, ha ripercorso il carattere impolitico degli “indipendenti di sinistra”, sempre vasi di coccio fra vasi di ferro. Si è tirato indietro ma non del tutto. E ora gioca la partita con la sua vicesindaco. Francesca Balzani, appena entrata in scena, è una brillantissima avvocatessa genovese il cui nome non dice niente alla gran parte dei suoi elettori. E sta beccando il rivale, Pierfrancesco Majorino, condannato a fare la parte del ragazzo cresciuto a pane e Figc. La vicesindaco che ha preceduta Balzani, Ada Lucia De Cesaris, a un certo punto sembrava destinata a dire a sua anche in politica. Non si è capito bene perché ma si è dimessa. E ora non si capisce bene come ma vuol giocare un ruolo. Come altri, quelli che si sono mangiati le mani per essersi precipitati nella discesa in campo troppo presto. E Umberto Ambrosoli.. e Stefano Boeri…