Aggrappati alle imprese di Milano
Questo è l’articolo pubblicato su Assolombarda News dopo l’assemblea generale dell’associazione degli industriali di Milano e della Brianza
L’Italia si aggrappa a Milano. E Milano è aggrappata alle sue imprese. È l’ultima certezza, l’unica speranza possibile per il Paese dopo lo sgretolamento delle granitiche prospettive europee di fine secolo. L’Italia può farcela solo se Milano vola. “L’Italia riparte da noi” ha detto il presidente Gianfelice Rocca nel corso dell’Assemblea generale di Assolombarda. “Le aree metropolitane sono nel mondo i grandi motori di sviluppo. E possono esserlo anche in Italia, partendo da Milano che in 60 km concentra il 25% dell’export e della manifattura italiani”. La competizione, adesso, non è più continentale ma planetaria. E restare “appesi all’Europa” ora non basta.
Il governo nazionale è aggrappato a Milano. Sarà il risultato delle elezioni amministrative, sarà l’esito di Expo, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha stabilito virtualmente a Milano la sua seconda residenza, consacrandola “capitale dei valori”. E nel giro di venti giorni ha incrociato due volte le imprese lombarde. Prima in via San Vittore per la presentazione al Museo della scienza e della tecnica del piano dell’Industria 4.0, poi all’assise di Assolombarda Confindustria di Milano Monza e Brianza.
La ripresa fatica a materializzarsi. La retorica dell’ottimismo può essere un buon balsamo, ma come terapia funziona poco. Nella fantasia forse. Il fantomatico barone di Munchhausen si cavò fuori dalla palude tirandosi per i capelli, ma era appunto uno stratagemma dell’inverosimile. Nella realtà serve un motore esterno. I numeri negativi dell’economia nazionale e della finanza pubblica richiedono una scossa capace di guidare questa operazione. I numeri di Milano sono straordinari: “Milano in questi anni ci ha stupiti”, ha detto Rocca. “Qui abbiamo imprese eccellenti, che vantano una produttività media di quasi 90mila euro per addetto. Le nostre imprese sono proiettate nel mondo. L’export lombardo nel 2015 ha superato i 111 miliardi di euro, 7 in più rispetto al picco del 2008. E creano più lavoro. La disoccupazione lombarda è scesa al 6,9%, dal 7,5% del 2013, con una crescita del numero di occupati effettivi al netto della CIG di 170mila persone. Temevamo un calo di slancio della nostra città nel dopo Expo, anche nel settore turistico. Non sta avvenendo. I brevetti richiesti sono cresciuti nell’ultimo anno del 13%. La produzione scientifica nelle scienze della vita in Lombardia, partendo già da livelli di eccellenza, è cresciuta di un ulteriore 7% in soli 2 anni”.
Contaminazioni fertili. Questo il segreto: “Qui si incrociano capitale economico, capitale estetico, capitale scientifico e soprattutto capitale sociale, intrecciati in una reciproca feconda contaminazione”. E non sono solo i milanesi a poter capire. Può capire chi, milanese o no, è entrato in contatto con questa clima intellettualmente fertile, con questa apertura, con questo spirito di intrapresa, con questa civiltà di Milano che continuamente si rigenera e continuamente resta se stessa. Dalle fabbriche ai servizi, dall’automobile alla moda, dalla finanza alla sharing economy, Milano segue la sua traiettoria nella modernità, quasi indifferente alle vicende della politica. Si è lungo parlato spesso del caso Spagna, ultimamente, e a lungo del Belgio qualche anno fa: Paesi senza governo capaci di correre a buoni ritmi in economia. Trattasi perlopiù di un’illusione ottica, simile a quella prodotta dalle stelle morte: a grandi distanze, nel firmamento, si scorge la luce di un corpo celeste che non esiste più. A Milano no, è un altro il fenomeno che è sempre accaduto, ripetendosi nel corso dell’ultima contesa elettorale, quando il voto anti-sistema è stato ricondotto a un fisiologico dato di testimonianza. A Milano è la società civile che è centrale. È la classe dirigente che fa il suo dovere. E alla politica, normalmente, la città reale non ha mai chiesto molto: non ostacolare il lavoro del privato e poco altro.
Eppure, come detto, tutto ciò è fondamentale ma non basta più. È sufficiente ma non necessario. “I nostri numeri migliorano – ha spiegato Rocca – Ma quelli dei nostri concorrenti più temibili nel frattempo migliorano a un ritmo anche superiore. I nostri 50 progetti per “Far volare Milano” sono stati concepiti per cambiare questi numeri, come una piattaforma di collaborazione tra pubblico e privato, industria e servizi e finanza, mondo della cultura e terzo settore. Oggi, nel dopo Expo, avvertiamo la necessità di ancorare tutte le scelte concrete a un nuovo orizzonte di Milano hub della conoscenza”. Assolombarda ha tradotto questa visione in una formula magica: Milano città STEAM. S come scienze, T come tecnologie, E di environment come ambiente, A come arte cultura e creatività, M come manifattura. E per realizzare Milano STEAM ha individuato quattro traiettorie di crescita. “La prima è quella delle scienze della vita – ha detto Rocca –. La filiera life science è il primo settore su cui puntare per creare sviluppo. In Lombardia si concentra più della metà dell’impact factor nazionale del life science. Human Technopole ci obbliga a fare sistema. Per Milano la vera Olimpiade è quella della conoscenza. E in questo momento vincere per noi significa anche portare a casa la sede dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali. E qui mi rivolgo al Governo: questa è una battaglia fondamentale, che dobbiamo assolutamente aggiudicarci”.
“La seconda è quella della sostenibilità green – ha proseguito Rocca –. Milano è la nona città globale per sostenibilità e qualità dell’ambiente, e vanta un network consolidato di 400 eccellenze di impresa attive nel green, con 25mila addetti e 50 miliardi di ricavi. Vogliono e possono dare un contributo eccezionale per l’ottimizzazione ambientale di ogni processo di trasformazione che avviene nella Grande Milano, e per la riduzione dell’impronta energetica dell’intero patrimonio immobiliare pubblico e privato”. “La terza traiettoria è quella dell’industria creativa e del design. La Lombardia – ha aggiunto Rocca – è la prima regione in Italia e tra le principali in Europa per addetti nelle industrie creative. Con quasi 1.800 startup knowledge intensive nate tra il 2007 e il 2014. È un patrimonio privato da coltivare e mettere a frutto”. “Infine, la quarta traiettoria: Industry 4.0 – ha detto Rocca – che è l’ultima chiamata per riportare al 20% del valore aggiunto la manifattura sul PIL dal 16% attuale. È molto importante l’iniziativa del Governo. Non possiamo perdere questo ultimo treno. Occorre completare l’estensione della connettività a banda larga e favorire l’accesso al capitale delle startup, innalzarne il livello manageriale, rendere più dinamica l’interazione con le aziende esistenti. Decisiva è l’adozione di politiche di formazione che sviluppino competenze adeguate nei giovani, i veri motori del 4.0. È infine necessario individuare pochi centri di competenza, nell’ambito dei Politecnici italiani, in grado di fare rete tra le migliori eccellenze anche in altre istituzioni. Questi centri di competenza devono godere di forte autonomia e di una governance basata su board indipendenti, in linea con le migliori istituzioni di ricerca internazionali. Molto importanti sono anche i fattori abilitanti come l’iperammortamento degli investimenti tecnologici, la proroga del super-ammortamento, il rifinanziamento della Sabatini, l’abbattimento dell’aliquota Ires dal 27,5% al 24% e l’estensione della detassazione al salario di produttività”.
Assolombarda ha iniziato a lavorare su stessa. Ha incrementato gli associati e il patrimonio, ha ampliato i servizi e la formazione. E, se è vero che l’Italia ce la fa a condizione che Milano voli, Assolombarda ha messo in campo 50 progetti per “far volare Milano”, articolati in quattro capitoli: Imprese al centro; Milano al centro; Expo, la grande occasione; Assolombarda al centro. Ogni progetto è affidato alla responsabilità di un membro del Comitato di presidenza. La convinzione è che “per far volare Milano” occorra “una matrice unica dalla cui individuazione e realizzazione nessuno si può chiamare fuori”. I 50 progetti sono visti come “una piattaforma aperta, un incubatore di idee e soluzioni che chiama a reti e ad alleanze, per costruire network che da Milano si estendano al Paese”. Perché “non c’è ripresa della crescita che non passi da Milano. Non c’è sfida di competitività che non debba partire da Milano”.