De Chirico: “Io nella moschea di Cascina Gobba”
“È stata una piacevole e ricca serata Milano, Municipio 3 ha accolto l’invito dell’Associazione islamica di Milano per un iftar (rottura del digiuno) e visita alla moschea di Maria. Presente tutta la maggioranza e i 5 stelle del Municipio. In rappresentanza dei gruppi di maggioranza del Consiglio comunale Paola Bocci e Anita Pirovano. Presente anche il consigliere di FI De Chirico”. La consigliera comunale Sumaya Abdel Qader, vicina all’associazione che gestisce la moschea Mariam a Cascina Gobba, ha legittimamente celebrato l’occasione di questa visita, all’insegna dello slogan che la presidente del municipio 3, Anna Antola, ha poi citato su facebook: “Ponti, non muri”.
Normale e prevedibile, la partecipazione all’incontro di tanti esponenti del centrosinistra. Più sorprendente la presenza, nella moschea di Alessandro De Chirico, consigliere comunale liberale di Forza Italia.
De Chirico, il presidente del municipio 2, il leghista Samuele Piscina, ha definito e continua a definire la moschea di via Padova 366, insieme ad altre, come una moschea irregolare.
“L’associazione è riconosciuta e non si tratta di uno scantinato. Mi ha invitato l’associazione, come tutti i consiglieri comunali e municipali. Abbiamo fatto un giro dei locali e rotto il digiuno. Abbiamo cenato. Ero l’unico politico del centrodestra presente. Orgogliosamente”.
Orgogliosamente perché?
“Perché non è costruendo muri che si risolve il problema della convivenza. Io voglio conoscere e capire. Il rispetto deve essere reciproco”.
Forse i ponti dipendono anche da ciò che si trova sull’altra sponda. Dall’interlocutore insomma.
“Siamo un Paese laico che riconosce costituzionalmente la sacrosanta libertà di culto”.
Se l’avesse invitato il Caim sarebbe andato?
“Sì, sarei andato. Poi non è detto che tornerei”.
Lei è un politico e i suoi gesti sono politici.
“Sono stato invitato dall’associazione che gestisce la moschea. Anche Matteo Salvini è stato in via Padova per un sopralluogo. Non mi pare che sia sospettabile di simpatie per l’islam oscurantista”.
Salvini è stato in via Padova 144. Quella è un’altra moschea, ed è guidata dall’ambrogino d’oro Mahmoud Asfa, lo stesso che la Curia ha invitato in Duomo in occasione della visita del Papa. L’interlocutore è tutto. Per questo il Giornale due anni fa ha scritto: fatela la moschea, ma date le chiavi a questa donna. Era Maryan Ismail. E Asfa era accanto a lei, all’antropologa Ismail, donna simbolo dell’islam laico, un anno fa, a Santa Maria di Caravaggio, durante la visita nella parrocchia milanese dopo il massacro di Rouen. Non aderiscono al Caim, non sono sovrapponibili. La scelta degli interlocutori è decisiva. Gesti e provvedimenti legittimano una parte o l’altra. Chi rafforzi con le tue scelte? Questo per esempio avrebbe dovuto chiedersi il Comune negli ultimi anni.
“Non sempre possiamo scegliere di interagire solo con gli interlocutori che preferiamo. La moschea Mariam è frequentata da 2-3mila persone a settimana. Io sono andato a fare un sopralluogo”.
Nessuno l’ha rimproverata per questo. Il suo punto di vista è quello di un liberale. Ma è diverso da altri.
“Appunto. Io credo che i problemi vadano affrontati. Il momento politico internazionale è delicato. Gli slogan contro le moschee non fanno che alimentare odio e ignoranza. Ci sono 4 milioni di stranieri in Italia Si deve cercare un dialogo con tutti per difendere il nostro Paese, a meno che non si tratti di fondamentalisti ma allora la cosa va provata”.
Quando si parla di islam politico non si tratta di illeciti, ma di un’ideologia, che ha nella condizione della donna un nervo scoperto. L’altro è Israele.
“La poligamia in Italia è vietata, come vietato è coprire il volto nei luoghi pubblici”.
Tornerà e si adopererà per sanare la situazione del centro islamico?
“Se mi inviteranno ancora tornerò. Il resto, non spetta a me”.