Si sa ormai che il Partito laburista di Jeremy Corbyn, per fortuna travolto alle ultime elezioni nel Regno Unito, è stato pesantemente infettato dall’antisemitismo. Il centro Wiesenthal lo inserito nelle liste dei peggiori antisemiti e a pochi giorni dal voto il rabbino capo inglese Ephraim Mirvis lo ha definito pubblicamente un pericolo per gli ebrei inglesi, lanciando un allarme che è stato condiviso anche dal capo della Chiesa anglicana, l’arcivescovo Justin Welby.

Meno noto è il fatto che anche i Democratici americani stiano rischiando la stessa deriva, a causa di esponenti vicini all’islam politico. Adesso lo stesso virus ha attecchito in Francia, dove il comunista Mélenchon – proprio commentando la sconfitta di Corbyn, nel tentativo di difenderlo – si è scagliato contro la Comunità ebraica, con accuse strampalate e cospirativiste che in Francia qualcuno ha iscritto direttamente nel solco dei collaborazionismo filo nazista del regime di Vichy.

Mélenchon è un riferimento per i gilet gialli, in cui si trova un inquietante impasto di islamismo ed estremismo politico, rosso e nero.
E fra le vergogne dei gilet gialli c’è l’aggressione ad Alain Finkielkraut, il filosofo ebreo parigino.

Questa situazione non trova riscontro nei grandi partiti italiani, ma alcuni segnali di convergenze inquietanti ci sono da tempo, basti pensare ai vessilli di Hezbollah che sventolavano in piazza San Babila durante l’infame aggressione alla Brigata ebraica nel giorno (teoricamente consacrato a celebrare la Liberazione). Ma, poco notate dai più, c’erano anche bandiere con la falce e il martello, a Milano, nella piazza Cavour delle grida jihadiste, a dicembre 2017. E questo incontro fra islam politico e sinistra estrema, che da anni aleggia, a Milano e non solo, trova una ambiente naturalmente propiziatorio nel bds, il movimento per il boicottaggio di Israele che si dice antisionista e fa – neanche proseliti fra vecchi arnesi della sinistra estrema e i nuovi  militanti dell’islam politico che inneggiano all’Intifada (“un sasso qua e un sasso lì) e manifestano per la Palestina invocando Allah (come nel noto corteo che nel gennaio 2009 si concluse con la preghiera sul sagrato del Duomo).

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