“Si presume che i luoghi di preghiera siano circa 25, non tutti regolari”. Così oggi, su Repubblica, si descrive le situazione dei luoghi di culto islamico a Milano.
“Non tutte regolari” dice il pezzo, comparso nelle pagine di cronaca e intitolato “La comunità islamica punta al bando del Comune per avere due nuove moschee: “Servono più luoghi di culto”.

“Milano non ha ancora un edificio con cupola e minareto e oggi  si prega in 25 sedi, non tutte regolari”, questo si legge già nel “catenaccio”. Non tutte.

E poi, ancora nel pezzo, il concetto è ripetuto ed esplicato: “A Milano non esiste ancora una moschea riconosciuta dallo Stato, una struttura architettonica completa di cupola e minareto. Al momento, su una popolazione musulmana stimata di circa 100 mila persone, si presume che i luoghi di preghiera siano circa 25, non tutti regolari”. 

Non tutti regolari farebbe pensare a una situazione in cui una ventina di sedi sono regolari, su 25, o almeno 15. Vogliamo fare almeno 10?

Ora, quante sono se le sedi in cui si prega regolarmente. Le risposte possibili sono diverse, ma affidiamoci alla più “benevola”. Nel 2019, in base al piano delle attrezzature religiose, quattro nuovi spazi avevano ottenuto la destinazione d’uso urbanistica per il culto, mediante “sanatoria” che le ha inquadrate come “attrezzature religiose di nuova previsione”. Poi, non si sa bene quante abbiano effettivamente perfezionato la procedura, che prevedeva anche una serie di verifiche sugli standard urbanistici, da compiere in sede di progettazione. Ma, ammesso che tutte e quattro queste sedi abbiano perfezionato il percorso, di tratterebbe di 4 sedi su 25. Le irregolari sarebbero comunque 21. Se così fosse, sarebbe curiosa l’affermazione secondo la quale “non tutte sono regolari”?