Alessandro Di Battista ha avuto l’onore, ieri, di essere citato da Al Jazeera, che con tanto di foto ha riportato compiaciuta un “ragionamento” dell’ex deputato dei 5 Stelle, campione dell’ala movimentista e terzomondista (e chissà cos’altro) dei grillini, adesso in rotta con Luigi Di Maio e il resto del Movimento, divenuto nel frattempo governativo e governista.
Il “Dibba”, solo pochi giorni prima dell’inizio della guerra aveva escluso risolutamente un attacco russo. La previsione è durata poche ore ed è valsa un discreto imbarazzo, non a lui, però, visto che continua imperterrito a elargire previsioni e valutazioni le più disinvolte, per non dire campate in aria.
Nel corso di una delle frequenti e spericolate ospitate televisive, una delle più recenti,  si è ovviamente schierato contro l’invio di armi all’esercito ucraino. Ed è lì che ha formulato il ragionamento così graito ad Al Jazeera: “Se mandiamo armi agli ucraini – ha detto in pratica – allora dovremmo inviare armi anche ai palestinesi…”.
Ucraini=palestinesi. Quella del Dibba, ovviamente, è un’equazione sghemba, sbagliata dal punto di vista logico, e lo prova il fatto che l’Occidente, anzi gli americani, da decenni intervengono già in Medio Oriente, esattamente come in Ucraina, e lo fanno nello stesso identico modo: sostenendo una democrazia che è minacciata dal terrorismo delle armi, in quel caso sono le armi di Hamas, come in Europa sono quelle di Putin.
Purtroppo, le armi, ai clan violenti e cleptocratici (islamisti o meno) del mondo palestinese, arrivano già. Le inviano l’Iran e altri attori non proprio raccomandabili, interessati a sostenere il terrorismo contro Israele.
L’equazione giusta insomma, è Ucraina=Israele. E magari ci fosse un “irom dome” anche su Kiev.
Ma per compiere questa equazione bisogna partire da premesse corrette sul valore e la consistenza della democrazia. E se capisse cos’è e quanto vale la democrazia liberale, non sarebbe Di Battista.