Non partecipare al voto di una mozione pro Israele e contro il terrorismo. È riuscita a fare perfino questo la sinistra lombarda, di nuovo indistinguibile dai «soliti» 5 Stelle.
Ci è riuscita ieri, in Consiglio regionale, ma la mozione del leghista Gianmarco Senna (nella foto), grande amico di Israele e della Comunità ebraica, è passata comunque e ora impegna la giunta ad attivarsi verso Roma su diversi obiettivi, tutti importanti.
Primo: chiedere che il governo dia esecuzione agli impegni assunti con l’adozione della definizione operativa di antisemitismo dell’Ihra (una definizione ampia cui il mondo ebraico tiene molto, giustamente).
Altro obiettivo qualificante: sollecitare il governo affinché l’Italia, in seno all’Onu, smetta di lasciar passare risoluzioni che vanno costantemente contro Israele (Stato democratico), rarissimamente contro l’Iran e mai contro dittature come Cuba o Venezuela. E ancora, per la mozione-Senna, il governo dovrebbe lavorare per rafforzare gli «accordi di Abramo», chiedere la destituzione e il disarmo delle organizzazioni jihadiste e riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.
Il Pd è riuscito a non votare questo documento, non perché non riconosca il diritto all’esistenza di Israele – almeno questo – ma perché non è stato inserito nel testo un riferimento allo «Stato di Palestina». Eppure hanno votato sì il radicale Michele Usuelli (contrario sul punto Gerusalemme capitale) e Niccolò Carretta di Azione (su Gerusalemme non ha partecipato al voto). «Dispiace che Pd e 5 Stelle abbiano deciso di non partecipare al voto su un tema così rilevante – ha commentato Senna – il terrorismo è una minaccia reale per la democrazia, gli attacchi in Israele avvengono quasi ogni giorno e in Europa accadono gravi episodi di antisemitismo».