«Senza impegno, senza investimenti e senza una discesa in campo dell’Europa, l’emorragia non si ferma».
Quella di Hassen Chalghoumi è una figura che attraversa gli steccati politici e religiosi. Imam di Drancy, alle porte di Parigi, presiede la Conferenza degli imam di Francia. Amico degli ebrei, ha guidato una delegazione di 12 imam allo Yad Vashem. Nato a Tunisi, dove ha vissuto per 20 anni, è nel mirino di islamisti e fanatici.

Imam, cosa sta succedendo in Tunisia?
«Dopo la Primavera araba, è normale che ci siano grandi cambiamenti. La Tunisia cerca la stabilità, la sicurezza c`è e ho visto gli alberghi pieni. Poi c`è il discorso economico, che non tocca solo la Tunisia, e l`immigrazione: la Tunisia sta subendo questa situazione che viene dalle frontiere ed è disumana per i migranti e insopportabile per i tunisini».

La Tunisia è vittima dell’emergenza insomma.
«Certo, è un piccolo Paese che subisce questa pressione. L`Algeria dovrebbe aiutare chiudendo le frontiere. E la Libia, come si vede, non ha la capacità di controllarla».

La Tunisia ha il pieno controllo del territorio?
«Sì, ma i problemi vengono da sud e dalle frontiere con Libia e Algeria, confini molti estesi: servono i mezzi per controllarli. Il negoziato con l`Italia va nella giusta direzione. Io ringrazio il governo italiano, e il ministro Tajani, per il dialogo e il sostegno».

Cosa si può aiutare la Tunisia a porre un argine a questo esodo di migranti?
«Prima di tutto dando i mezzi per proteggere le frontiere. Due, bisogna cercare di capire da dove vengono, dall`Africa subsahariana, e quali sono le vere fonti di questi problemi migratori, guerre e calamità. Dovremmo aiutare questi Paesi a svilupparsi. Fare progetti in loco per aiutare la gioventù tunisina per esempio».

Senza fondi, non si ferma l’emorragia.
«Senza impegno, senza investimenti e senza una discesa in campo dell`Europa non si ferma. L`Algeria ha una sua forza, il Marocco è più stabile, Tunisia e Libia sono molto fragili. Poi bisogna essere molto duri con questi scafisti, trafficanti che giocano con le vite umane. Si parla di 6mila migranti a Lampedusa. Cifra enorme, catastrofica. Tusisia e Italia non possono essere lasciate sole. Il problema riguarda l`Europa. Quelli che arrivano, non sappiano se hanno un passato terroristico, se c`è un ruolo del gruppo Wagner».

Cosa intende?
«L’Europa, la Francia, l`Italia, sostengono l`Ucraina. Wagner è un gruppo terroristico che cerca di destabilizzare l`Europa usando l`Africa. In Mali, Burkina Faso, Niger e altri scenari. Non si può escludere che abbiano formato persone per farlo».

Migrazione incontrollata significa anche islamismo?
«Certamente. Non sappiamo che passato abbiano queste persone. Se arrivano dal Daesh o dal terrorismo. Nessuno può escluderlo».

Lei appoggia il divieto di portare a scuola l’abaya, l’abito musulmano.
«La Francia è un paese laico, religione e potere sono separati. L`abaya è un abito religioso che copre tutto il corpo, ma la priorità a scuola non è coprirsi, è studiare. Io sostengo il ministro perché la scuola rappresenta la Repubblica. Gli islamisti hanno cominciato a urlare alla Francia come Paese islamofobo. Ci sono movimenti turchi che provano a spingere l`uso della abaya, e l`estrema sinistra è connivente, con Melenchon e la sua banda».

In Italia un magistrato ha chiesto l’assoluzione di un uomo, bengalese, accusato di picchiare la moglie, perché è «un fatto culturale».
«Non giudico i fatti giudiziari, ma una cosa del genere è una vergogna. Usando questo metodo torniamo all`Età della pietra. La violenza è vietata dalla religione musulmana. Ci sono culture in cui la violenza pare autorizzata, ma noi come europei del 21° secolo non possiamo accettarlo. Spero che quel magistrato riveda il suo giudizio e torni alla saggezza».

La battaglia di Macron contro il separatismo ha ottenuto risultati?
«In venti anni non ho mai trovato un presidente che volesse affrontare e risolvere il problema come Macron. Anche il ministro dell`Interno ha assunto una posizione ferma. Predicatori di odio sono stati mandati via. Il lavoro è ancora lungo, siamo coscienti, e finché non si metteranno i Fratelli Musulmani nella lista dei gruppi terroristici ci sarà ancora da fare. Il discorso vale per i francesi e per gli organismi dei musulmani di Francia, che devono ripulire da questi fenomeni».

Lei è ancora sotto scorta?
«Finché ci saranno islamisti e fanatici, sono obbligato a vivere sotto scorta».