Meghnagi: “Non solo commemorazione. La Giornata della memoria che vorrei”
Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano. Sono forse i giorni peggiori dalla fine della Seconda guerra mondiale.
«I più duri per la mia generazione, che non ha vissuto direttamente la Shoah».
Un paradosso tremendo è l’odio contro Israele.
«Non credo sia maggioritario. Ho ricevuto molti messaggi di solidarietà, ciò che fa specie sono i discorsi di personaggi ambigui, come Orsini, mi chiedo come possa insegnare alla Luiss. Vedo volti tv che non hanno capito nulla. Non dico siano antisemiti, ma il risultato è che si accusa Israele, e alla fine gli ebrei».
Dov’era il 7 ottobre?
«In Israele, dove vive mia figlia, sposata da poco. Ci hanno svegliato le sirene, missili continui su Tel Aviv: State nei bunker. Un amico mi ha detto: Una tragedia. Mia figlia guardava i notiziari, si parlava di 40 morti. No, molti di più. Ancora oggi mi sveglio tutte le notti. Non so come sia potuto accadere».
«Non potrò mai perdonare chi l’ha fatto, Hamas. Ma anche chi doveva proteggere il Sud Israele e non l’ha fatto. È una ferita che non si rimarginerà. Ha segnato i giovani, quelli del festival credevano nella pace. Il 7 ottobre dimostra che di là non c’è voglia di pace. Ci vorrà tempo».
Vi sentite soli?
«Le vittime solo state lasciate sole, gli ostaggi. I morti sono 1.423. Ci sono corpi smembrati che non si riesce a riconoscere, cadaveri con non so quante tracce di sperma. Migliaia di feriti, nel fisico e nell’anima. Suicidi».
Israele ora può solo fermare chi attacca e uccide?
«Non si può fare altro. Hanno stuprato, sgozzato cavato gli occhi, tagliato i seni delle donne. E le femministe? Le donne ebree non meritano una parola a loro difesa? E il Sudafrica che accusa, appoggiato da Paesi che non sanno cosa sia la democrazia?».
La risposta di Israele è dura. Troppo dura?
«Io sono in pena per la popolazione di Gaza. Ma pensi se qualcuno nottetempo entrasse a in Italia uccidendo 1.400 persone a Como. Siamo noi a dover fermare i guerriglieri e i missili. Due popoli due Stati, dice l’Occidente. Ma se gli altri non lo vogliono?».
Cosa spera adesso?
«Spero in un nuovo leader palestinese. Giovane, e che insegni a non odiare. Sognare di ucciderci è terribile per loro, più ancora che per noi».
Il governo italiano?
«Mai stato così vicino a Israele. Meloni mi ha commosso pochi giorni fa. Salvini, Tajani, La Russa, Attilio Fontana. E anche Renzi, Calenda, tanti. Ma Schlein? In piazza del Popolo c’era, e non è salita sul palco. Niente, poi un’intervista piena di se e ma. Come Conte. Lo insegue, guarda ai voti. Che errore. Abbiamo ancora alcuni amici a sinistra, ma pochi ormai».
«La Comunità non lo sente al suo fianco. Ecco i fischi in sinagoga. Ma l’ho incontrato, ascoltato e anche rivalutato».
Si parla di rischio fascismo per Acca Larentia.
«Estremisti, che non rappresentano né gli italiani né la politica. Non vedo segnali di fascismo o intolleranza».
Il Giorno della memoria.
«C’è un dibattito: andare o no? Partecipare o no? Io dico questo: vorrei che venissero in tanti. Vorrei una partecipazione grossa e trasversale. Che sia non solo commemorazione ma amicizia. Vorrei sentire questo: Siamo con voi, abbiamo capito la sofferenza che state vivendo».