11Set 15
La legge del buon senso
Caro Matteo Renzi, l’Italia forse non si cambia da Palazzo Chigi. Qualche volta bisogna camminare ad altezza d’uomo, scrutare nelle piccole storie, quelle che ti raccontano il volto e le cicatrici di un Paese. E questa è una storia triste che sarà arrivata anche lì, nei palazzi del potere. Comincia con la morte di un ragazzo di 22 anni, con un liceo di Udine, con un tema bello e il desiderio di un padre e di una madre di avere come ricordo quelle parole scritte anni prima sui fogli a righe della maturità. Sembra facile, basta chiedere. Che ci vuole? Parli con il preside e lui sceglie il buon senso, anche contro la legge. E invece no, qui la legge è legge soprattutto quando dall’altra parte c’è la pietas, l’umanità. Il preside non risponde. Non serve. Non se lo meritano. Basta la regola del silenzio-rigetto, se dopo
30 giorni lo Stato non parla è un niet. Il preside burocraticamente abbassa il pollice. È un no sottaciuto. È un rifiuto motivato dalla legge 241 sull’accesso agli atti amministrativi. Si possono rompere i sigilli degli atti pubblici solo per tutelare situazioni giuridicamente rilevanti. La pietà non è ammessa. Ecco, allora adesso ci vorrebbe una svolta anarchica.
Se Renzi davvero vuole la buona scuola vada al liceo classico Jacopo
Stellini di Udine e dica al preside: dammi quei fogli, tira fuori quel tema. È contro la legge, ma qui, ora e adesso vale una legge più forte, quella del buon senso. Perché senza il buon senso le leggi sono stupide. Sono contro l’umano. Sono burocrazia cieca. Sono lo specchio di un’Italia che si veste da tedesco solo quando è futile. Eppure anche in Germania sanno quando è utile, e umano, usare il buon senso. Lo hanno fatto con le migliaia e migliaia di profughi siriani a cui hanno aperto le porte. Oltre la legge, contro la legge, per buon senso, perché certe volte il rigore per il rigore, la rigidità come bandiera, fa male a tutti, danneggia tutti. Non salva nessuno. È stupida.
In Italia invece la legge è un tiro di dadi. È una probabilità. Ti possono multare per duemila euro se tua moglie lavora con te in pizzeria senza regolare contratto (e questa storia finisce con un suicidio) e lasciare che un elicottero violi il cielo di Roma. Non c’è mai il buon senso. Non c’è sul lavoro, non c’è nella scuola, non c’è nella sanità. C’è solo il caso o l’ottusità burocratica. Ed è a questo destino ballerino che l’Italia si sta impiccando. Ci vorrebbe il coraggio di Antigone. Ci vorrebbe quella ragazza che si ribella alle leggi di Tebe in nome di una legge più grande, il buon senso, la pietas. Antigone seppellisce il fratello, l’Italia potrebbe disseppellire il tema di maturità di un ragazzo morto. È un simbolo, un gesto, un segno di svolta.