28Nov 15
Rinunciare alle nostre libertà? E’ la vittoria dell’Isis
Non c’è nulla di gratis in questa vita e ogni scelta ha un costo. A quanta libertà allora siete disposti a rinunciare in cambio di sicurezza? Quanto pesa la paura? Parigi è uno squarcio velenoso, è un punto di non ritorno, è la mano del terrore che ci costringe a rinnegarci. La scelta della Francia di derogare alla carta dei diritti dell’uomo è umana, il dolore ti cambia, l’insicurezza corrode l’animo libertario, ma le conseguenze di tutto questo saranno devastanti. Non per lo Stato Islamico ma per l’Occidente.
Non si torna indietro. L’Isis in qualche modo ha già vinto. Ci rende simili a loro, cancella il nostro dna culturale, la nostra storia, secoli di battaglie per riconoscere i diritti inalienabili dell’individuo, per tenere a bada quel Leviatano chiamato Stato, per non dover essere sottomessi all’arbitrio e all’emergenza. È chiaro, adesso si dice che questa è solo una parentesi, la guerra è guerra e la sicurezza viene prima di tutto e la sopravvivenza, la vita, conta più dei diritti. È già successo, in fondo, con le due guerre mondiali o ogni volta che l’Europa o l’America hanno fatto i conti con un nemico diffuso, impalpabile, improvviso, vigliacco. Infatti, e ogni volta lasci qualcosa, perdi qualcosa. L’America ha sacrificato il corpo vivo dei suoi dieci emendamenti, l’Europa si è fidata ancora una volta dello Stato. Quello che fa paura adesso non sono i controlli e neppure le intercettazioni, ma quella possibilità che la Francia, e gli altri Paesi, vogliono tenersi come carta disperata: se serve congeliamo la carta dei diritti dell’uomo. Ed è come dire che per un po’ ci dimentichiamo di essere Occidente. È una resa culturale che fa il gioco proprio di tutti i nemici dell’Occidente. Tutti quelli per cui la parola libertà è solo una truffa, una menzogna, una bandiera da ammainare quando in gioco ci sono interessi più concreti. Chi invece pensa che la libertà sia il senso della nostra storia, il nostro strappo davanti alle miserie umane, può solo ricordare come i diritti inalienabili dell’uomo siano il più bel regalo che Parigi abbia mai donato al mondo. Non è roba da intellettuali, ma è vita quotidiana e concreta, e ogni qual volta quel regalo è stato stracciato ha avuto conseguenze reali su milioni di persone.
È quello che vogliono gli altri. È farci avere paura per cadere poi nella «parte oscura». I colpi di kalashnikov nei luoghi della vita quotidiana spezzano l’economia, il futuro, la speranza e frantumano gli ideali. È un nemico che ci forza a specchiarsi in lui: voi siete come noi. E già questa è una forma di conquista.
È l’arma più subdola dei regimi totalitari e lo Stato Islamico è totalitario. Ti cambia. Ti corrode l’anima. E anche se lo sconfiggi, se torni al tuo vecchio mondo, sai che non sarà mai più quello che hai lasciato. L’oscurità non è una parentesi, ruba ai sopravvissuti e ai posteri i loro sogni, strappa il velo di Maja, frantuma le illusioni, cancella i ricordi idilliaci che ogni civiltà conserva in qualche cassetto della sua storia. Solo un esempio: l’uso indiscriminato della carcerazione preventiva in Italia è frutto delle legge sul terrorismo degli anni ’70 e di «mani pulite». L’emergenza non è mai finita.
È diventa legge non scritta. L’antitodo resta quello di Benjamin Franklin: «Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza».