Se la ‘ndrangheta nasconde il superboss della mafia
Una frase buttata lì, «senza elementi investigativi concreti» ma senza neanche poterlo escludere. Il pm antimafia calabrese Giuseppe Lombardo, il magistrato che indaga sull’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, sulla Lega Nord e sui rapporti di Paolo Romeo con Cosa Nostra e che ha svelato le trame delle famiglie reggine di ‘ndrangheta uscite dilaniate dalla guerra di metà anni Ottanta, ha detto che il superboss della mafia, Matteo Messina Denaro, potrebbe essere nascosto dalla ’ndrangheta. «Per quello che è la storia delle mafie penso che nessuno di noi abbia la possibilità di escludere alcunché, proprio perché sono talmente ramificate e strutturate da essere in grado di gestire qualsiasi situazione. Detto questo non ci sono elementi investigativi in questa direzione al momento ma, ripeto non è una strada da escludere», ha aggiunto Lombardo intervistato da Klaus Davi, per la trasmissione Gli Intoccabili, in onda a partire da domenica prossima sul canale 19 dell’emittente regionale calabrese LaC e in streaming su http://lactv.it/
Che ci siano rapporti tra mafia e ‘ndrangheta non ci sono dubbi. Si sono scambiati tanti favori in passato, vedi l’omicidio del giudice Scopelliti, ucciso in Calabria alla vigilia del maxiprocesso a Cosa Nostra. Oggi l’organizzazione criminale calabrese ha il sostanziale monopolio del traffico di stupefacenti, e in molte inchieste è saltato fuori che in pratica fa da distributore anche per la mafia. In più tra ‘ndrine calabresi, i clan mazaresi e quelli di Salemi e le cosche del Trapanese – feudo di Messina Denaro – ci sono rapporti stretti come dimostra l’indagine Igres del 2003, ricorda ancora Lombardo, che conclude con una frase che fa riflettere: «La storia criminale della ‘ndrangheta in particolare l’ha spesso e volentieri trasformata in un’agenzia di servizi».
E qui torno a quanto scrissi qui: e se la ‘ndrangheta fosse soltanto una holding del crimine che lavora per conto dello Stato e a cui pezzi di Stato offrono delle coperture sul traffico di stupefacenti in cambio di qualche lavoretto sporco, da Moro a Calvi, da via d’Amelio alla strage di Bologna? E se gli Invisibili a cui dà la caccia il pm Lombardo – quella borghesia mafiosa che naviga tra politica, Stato, servizi e professionisti al soldo delle cosche e che trova nel reato di concorso esterno una rappresentazione plastica molto vicina alla realtà – quelli cioè che in sostanza secondo il processo Breakfast avrebbero protetto la latitanza dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena e che avrebbero tentato di fare altrettanto con Marcello Dell’Utri esistessero davvero? E se fossero loro a proteggere Messina Denaro? Magari in Calabria? E soprattutto, da chi lo proteggono? Tutte domande senza risposta. Per ora