Bersani 6 – Renzi 0 = cronache di una emoraggia di voti
Le urne hanno dato un verdetto molto chiaro: il Partito Democratico ha perso tanti voti sotto la guida di Matteo Renzi rispetto a quanto raccolto 5 anni fa alle precedenti elezioni amministrative. Si sa, ogni città – soprattutto i capoluoghi di regione – hanno una storia a sé. Ma se per un momento proviamo a cancellare queste storie e osserviamo la tabella non possiamo non notare il vistoso calo del PD nel 2016, rispetto alla gestione Bersani del 2011 (e 2013 a Roma).
Alchimie e alleanze, liste civiche e altre “maschere” elettorali possono mitigare o raccontare storie differenti, soprattuto se alla fine della fiera, ovvero ai ballotaggi dovessero prevalere i candidati in corsa.
Ma è anche vero che se si considerano i voti come persone che decidono di cercare in casa la propria tessera elettorale, si recano al proprio seggio, entrano nella cabina e indicano con una X la preferenza per il proprio partito, ne risulta che nelle principali italiane (Roma e Milano, ma anche Torino e Napoli) il calo dei voti è una vera e propria emoraggia. E Il premier/segretario lo sa fin troppo bene, come lo sa anche Pierluigi Bersani e tutta la minoranza del PD che a lui fa riferimento. Si tratta solo di una piccola rivincita o l’inizio di un qualcosa di diverso? Indipendentemente dall’esito dei ballottaggi la riflessione dovrebbe essere già iniziata…