Sebbene non rientri nelle definizioni del vocabolo guerra, quel che sta avvenendo nel mondo molto probabilmente costringerà dizionari, enciclopedie e libri di storia a rivedere il significato del termine. Il conflitto in atto non prevede (per ora) un nemico “umano”, una contrapposizione di interessi politico-economici che portino a combattere e a lasciare sul campo morti da ambo le parti sino alla vittoria di una parte sull’altra. Siamo sotto attacco da parte di un nemico che si muove in modo invisibile tra le linee, ma di cui abbiamo sotto gli occhi gli esiti. Abbiamo in qualche modo iniziato a difenderci, ma vi sono alcuni aspetti che ci ricordano che siamo entrati nel conflitto mondiale più esteso mai verificatosi. La Terza Guerra Mondiale si sostanzia in questo modo:

  • è estesa in tutto il globo e il fatto che non abbia raggiunto alcune zone pare essere solo questione di tempo
  • la risposta (l’unica al momento disponibile) è quella della sospensione massima delle interazioni tra le persone con tutte le conseguenze sociali e psicologiche che ne derivano (di cui abbiamo già parlato qualche giorno fa ne Il cigno infetto) in attesa della scoperta di un vaccino efficace
  • il blocco dell’economia e delle attività produttive (si stima che in Italia in questo momento solo 1/4 dell’economia pre-emergenza sia ancora in attività) è del tutto analoga a quanto avvenuto nei precedenti conflitti mondiali.

Numero 3 Fuoco - Immagini gratis su PixabayA conferma di quanto sin qui descritto, pesano in modo molto rilevante alcuni passaggi della lettera di Mario Draghi (ex Governatore della BCE e premier in pectore di un governo di salvezza nazionale) e su tutti uno (che riportiamo in originale e in traduzione)
“Faced with unforeseen circumstances, a change of mindset is as necessary in this crisis as it would be in times of war. The shock we are facing is not cyclical. The loss of income is not the fault of any of those who suffer from it. The cost of hesitation may be irreversible. The memory of the sufferings of Europeans in the 1920s is enough of a cautionary tale.” articolo completo su FT

“Davanti a circostanze imprevedibili, per affrontare questa crisi occorre un cambio di mentalità, come accade in tempo di guerra. Gli sconvolgimenti che stiamo affrontando non sono ciclici. La perdita di reddito non è colpa di coloro che ne sono vittima. E il costo dell’esitazione potrebbe essere fatale. Il ricordo delle sofferenze degli europei negli anni Venti ci sia di avvertimento”. traduzione completa

Fin qui il ragionamento descrive una novità nell’innesco della guerra mondiale, ma temo non copra tutto quello che avverrà, e che ora sembra solo una conseguenza, ma poi diverrà probabilmente il focus principale. La Terza Guerra Mondiale sarà devastante oltre che per i numeri delle vittime dovute al virus, per lo scatenarsi della difesa dei propri interessi a scapito di quelli di tutti gli altri. Tradotto in altri termini, ci sarà (e ne abbiamo già avuto alcuni assaggi) una serie di vere e proprie altre guerre: tra economie, tra stati, tra valute, tra pubblico/privato, tra aziende, tra settori produttivi, tra famiglie, tra persone. Perchè la solidarietà su cui si sta ora molto insistendo potrebbe divenire merce rara quando ad un’umanità ormai abituata ed adagiata su “diritti” dati per acquisiti (in particolare nel blocco occidentale) verrà presentato un conto fatto di “doveri” che non lasceranno scampo. La ricostruzione degli equilibri economici sarà lunga e dolorosa (anche perchè non è dato a sapere quando finirà la 3 Guerra Mondiale) e disegnerà un pianeta diverso. In molti ne prevedevano una forzata evoluzione dovuta allo sfruttamento delle risorse naturali, è stata invece la pandemia in corso a scoperchiare il vaso di Pandora.

Chiudiamo con una nota di ottimismo: il genere umano ha attraversato e superato nella sua breve storia sul pianeta Terra molte situazioni complesse, avendo in mano sicuramente una dotazione di strumenti inferiore a quella che abbiamo nel 2020. Abbiamo quindi anche stavolta la possibilità di “vincere” la guerra, soprattutto se saremo in grado di essere un esercito unico e non di usare le difficoltà degli altri per creare un vantaggio personale. In ultima analisi, serve costruire una nuova mentalità per entrare in un nuovo mondo post World War III.

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