Il malcostume nella cura della propria salute segna un’altra triste pagina. Secondo quanto riportato dall’ANSA nell’ospedale di Crotone negli anni 2009-2013 si è aperta una voragine erariale di più di un milione di euro (1.155.178 per l’esattezza) a causa di visite che non rientravano nel carattere di urgenza e che quindi avrebbero dovuto essere integrate dal pagamento del ticket da parte del cittadino. Ora i manager dell’ospedale sono chiamati a risponderne, ma questa notizia offre lo spazio per analizzare un fenomeno particolarmente grave per le casse delle aziende sanitarie italiane.rescue-1015453_1280

Il cittadino che pensa di poter ottenere una visita specialistica o un esame di laboratorio in fretta, bypassando il proprio medico curante e le code previste dal sistema di prenotazione, oltre al suddetto ticket, si rivolge troppo spesso alle strutture di pronto soccorso, magari acuendo il proprio dolore o i propri sintomi. I medici che sono lì per trattare le emergenze, dopo uno screening iniziale (che peraltro sottrae tempo e risorse) decidono in poco tempo quale sia il grado di gravità e conseguentemente applicano il codice appropriato (rosso, giallo, verde e bianco i più “noti” ma ne esistono degli altri).

Al di là delle conseguenze economiche che possono emergere, come nel caso di Crotone, quello che avviene, e su cui ciascun cittadino dovrebbe riflettere attentamente, è che il pronto soccorso rischia di intasarsi e di non riuscire ad essere “pronto” al “soccorso” delle persone in pericolo di vita. Cosa che può capitare a chiunque.

La presa di coscienza di questo “pericolo” indotto dal cattivo costume di rivolgersi al pronto soccorso, meriterebbe più di una campagna informativa, magari con il contributo alle spese da parte delle case farmaceutiche, che dominano gli spazi pubblicitari e che oltre a raccomandare l’uso corretto dei farmaci (obbligati dalla legge), potrebbero aiutare il sistema, dove peraltro vive il loro mercato principe, a essere utilizzato meglio. Con un giovamento per la salute di tutti e – perchè no? – anche delle casse dello Stato e delle Regioni.

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