I social network sono ormai da qualche anno parte integrante dei modelli di business pubblicitario di marchi e aziende interessate a raggiungere i consumatori in modo sempre più mirato ed efficace. Il caso più noto è senz’altro quello di Facebook, il cui fondatore per i primi anni ha quasi ossessivamente impedito di riempire le pagine fruite di pubblicità, mentre ora ne fa un vanto al punto di offirle in beneficienza per il recente terremoto nel Centro Italia.
Uno dei social network emergenti, non a caso oggetto di offerte molto allettanti, ma sempre declinate (almeno per ora) è Snapchat, conosciuto per la sua alta penetrazione ed utilizzo tra i teenager, ovvero parte della Generazione Y e di quella successiva: la Generazione Z. Si tratta di un social nativo per il mobile (gli smartphone) che consente di scambiare messaggi che hanno una vita brevissima: una volta visualizzati spariscono per sempre sia sul telefono del mittente che su qullo del destinatario. Questa caratteristica piace, soprattutto a chi (i giovani) non vuole lasciare tracce digitali a chi offre il servizio. Tuttavia il modello di Snapchat è in rapida evoluzione e l’apertura del canale Discovery, ovvero una sezione in cui poter seguire e visualizzare gli snap (le “storie”) di testate editoriali o marchi che pagano profumatamente la loro presenza, sta configurando il modello di business definitivo (?) che promette molto. Attualmente il 95% degli incassi vengono fatti negli USA, ma nei prossimi 2 anni è prevista una crescita importante anche in Europa (UK su tutti, ma anche l’Italia farà la sua parte) con un conto economico che registrerà quasi 1 miliardo di dollari nel 2017 e un salto verso i 2 miliardi nel 2018 (vedi grafico)
snapchat

La partita è molto interessante per gli operatori dei marketing e i consumatori, ma anche in questo caso, come avviene per altre multinazionali statunitensi, la legislazione fiscale latita: chi vorrà acquistare spazi e visibilità su questi network dovrà farlo pagando in anticipo e soprattutto generando utili non tassati in Italia. Per quanto tempo continuerà questo scempio?

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