Gli smartphone sono invasi da App che permettono di comunicare senza soluzione di continuità. Non sorprende più ormai essere in un luogo affollato e sentire il suono di un messaggio in arrivo e vedere che molte persone si affannano a controllare se è il proprio display a mostrare una notifica. La frequenza delle notifiche è in sensibile aumento, come pure la maleducazione di chi non silenzia (a volte anche perchè non sa farlo) il volume delle stesse. Oltre ai messaggi personali, infatti, i gruppi impazzano e si moltiplicano (in particolare su Whatsapp) per ogni occasione: genitori della classe, colleghi di lavoro, compagni di squadra, partecipanti a corsi di qualsiasi argomento, membri del condominio, gruppi di acqusito solidale, ecc ecc.cell

Nel caos generato dall’iprcomunicazione da chat, il dibatitto negli ultimi tempi si è soffermato sulla sicurezza di alcune piattaforme e sulla possibilità che conversazioni e abitudini d’uso di una persona possano essere “spiate” da altri. In alcuni casi si tratta di controlli “utili e preventivi” come quelli dei genitori sui minori, in altri delle vere e proprie azioni di stalking (se effettuate da privati su privati).

Parallelamente a questi scenari che inquietano e solleticano le coscienze, è appena uscito un libro curato da R. Zinzocchi dal titolo eloquente “Telegram Perchè“, che individua nell’App indipendente dai grandi gruppi che dominano il mondo dell’online, il braccio operativo ideale per una nuova educazione civica: quella digitale. Non solo la sua sicurezza, ma tutte le possibilità offerte dalla piattaforma, a partire dall’uso dei BOT (strumenti automatici che si appoggiano all’AI) e dai canali attraverso i quali diffondere i contenuti in modalità broadcast. L’autrice peraltro educa quotidianamente alla civiltà digitale proprio su uno dei più frequentati e noti canali di Telegram, ovvero il “Canale della #Digital #Education“.

In un mondo che sembra smarrire la via della comunicazione interpersonale efficace e soprattutto educata, la lettura aiuta a comprendere come dietro ai “pericoli” e alle “distrosioni” vi siano anche gli spazi per cogliere opportunità educative e modi di intendere il digitale in un senso positivo e, perchè no?, come evoluzione della specie: dall’Homo Erectus all’Homo “Look Down”

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