Obama aveva deciso di affidare la politica estera a Susan Rice, attuale ambasciatrice all’Onu. Per il ruolo di Segretario di Stato il presidente voleva una figura meno ingombrante rispetto a Hillary Clinton. Accusata da mesi di non aver detto tutta la verità sulla strage di Bengasi (11 settembre 2012), alla fine la Rice ha gettato la spugna. Il presidente l’ha voluta pubblicamente ringraziare ed elogiare: “Ha dimostrato di essere straordinariamente capace” e ”le sono grato perché continuera’ a servire come nostro ambasciatore alle Nazioni Unite e membro chiave del mio gabinetto e del team per la sicurezza nazionale”. Poi ha aggiunto: ”Mi rammarico profondamente per gli ingiusti e fuorvianti attacchi a Susan Rice delle ultime settimane, la sua decisione dimostra la forza del suo carattere e un ammirevole impegno ad elevarsi oltre la politica del momento per mettere davanti ad ogni cosa il nostro interesse nazionale”.

Al posto della Rice va John Kerry. Sessantanove anni, politico navigato nonché candidato alla Casa Bianca nel 2004, è il classico rappresentante della sinistra liberal della costa americana nord orientale. Chiamato lanky yankee (lo spilungone del New England), si è laureato a Yale nel 1966. Grande ammiratore di John F. Kennedy, tenne il suo primo discorso politico appena diciassettenne, durante la campagna elettorale che portò JFK alla Casa Bianca. Vice governatore del Massachusetts poi eletto al Senato (1985), Kerry ha la nomea dell’eterno secondo, ossia dell’uomo che, pur avendo raggiunto posizioni di vertice, non ha mai primeggiato. Stavolta, però, grazie a Obama, va a ricoprire un ruolo chiave nell’Amministrazione Usa. L’esperienza ce l’ha: è stato presidente della Commissione esteri del Senato (ha preso il posto del vice di Obama, Joe Biden) e nell’ultima campagna elettorale ha avuto modo di stringere rapporti molto stretti con il presidente. E’ stato Kerry, infatti, a svolgere il delicato ruolo di “allenatore” di Obama alla vigilia dei tre dibattiti tv (impersonava Mitt Romney).

Scegliendo Kerry il presidente ha voluto anche chiudere un cerchio politico: nel 2000 Obama si presentò alla convention democratica a Los Angeles (14-17 agosto) ma non lo fecero entrare. Quattro anni più tardi Kerry, candidato alla Casa Bianca, lo invitò alla convention di Boston (26-29 luglio) per tenere il discorso più importante, il keynote address. Quel discorso segnò l’esordio politico di Obama a livello nazionale.

In attesa di scoprire le prossime mosse dell’America in politica estera, va registrato il giudizio abbastanza negativo che Israele nutre nei confronti di Kerry, contrario ai nuovi insediamenti nei territori occupati e favorevole, come Obama del resto, alla via del dialogo anche con Siria e Iran. Sarebbe eccessivo dire che Kerry è visto come un nenico dagli israeliani. Di sicuro è considerato un amico di cui non fidarsi troppo.

 

–> Discorso di Obama alla convention democratica di Boston del 2004

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