Usa, legge immigrazione: primo sì alla riforma
La riforma dell’immigrazione fa un altro importante passo avanti. Dopo il via libera con un voto bipartisan dalla Commissione giustizia (tre dei 10 senatori repubblicani si sono uniti ai democratici), ora il testo pasta al Senato. Il progetto di legge rappresenta una maxi sanatoria per 11 milioni di immigrati: seguendo un preciso percorso potranno ottenere la cittadinanza, a condizione di pagare una multa, di non pesare sui servizi sociali e di non aver commesso reati gravi. Al termine di 13 anni potranno chiedere la naturalizzazione.
Obama esulta e si augura che il Senato, che potrebbe avviare la discussione già all’inizio del prossimo mese, migliori ulteriormente il testo. Dopo il voto nell’aula del Senato, che potrebbe arrivare a giugno, il testo passerà alla Camera dei Rappresentanti, a maggioranza repubblicana, che discuterà la riforma per poi votarla entro l’estate. Nel testo approvato dalla commissione sono state allentate le restrizioni per le società hi-tech americane che puntano a poter assumere senza troppi ostacoli lavoratori qualificati da paesi come India e Cina.
Il progetto di riforma, contenuto in quasi 900 pagine, non include la possibilità per le coppie dello stesso sesso di sponsorizzare il partner straniero per ottenere la possibilità di restare negli Usa. L’emendamento, presentato dal presidente della commissione Patrick Leahy, è stato infatti ritirato poco prima del voto, dopo che in molti avevano sollevato dubbi sulla possibilità che – proprio a causa di quel provvedimento – l’intera riforma potesse essere bocciata in Congresso.
Più controlli per chi va in Canada
Come scrive il New York Times centinaia di migliaia di stranieri che dagli Stati Uniti si sono recati in Canada sono stati oggetto di un esperimento – a loro insaputa – condotto dalle autorità americane per accertare la violazione della legge in materia di immigrazione. Circa il 30-40% di coloro che si trovano negli Stati Uniti, sostiene il dipartimento della Sicurezza nazionale, vi sono entrati grazie a un visto turistico e altre vie legali ma poi non hanno più lasciato il Paese. Il progetto pilota condotto con l’aiuto del Canada tra il settembre 2012 e lo scorso gennaio ha registrato il passaggio di 413.222 stranieri tra il confine statunitense e quello canadese.
Le informazioni così raccolte saranno usate per evitare che alcuni stranieri che sono rimasti negli Stati Uniti oltre il limite previsto dal loro visto vi facciano ritorno.
Il dipartimento della Sicurezza nazionale punta a bloccare tutti gli escamotage utilizzati per aggirare la legge. Non appena gli stranieri lasciano gli States entrando in territorio canadese, i loro passaporti sono controllati dalle autorità locali che rispediscono però a quelle americane le informazioni relative ai singoli individui, di cui viene così registrata l’uscita. Entro breve questa soluzione verrà adottata su tutti i punti di controllo al confine tra i due Paesi. Più difficile resta il controllo del confine a sud, quello con il Messico, che registra il più alto volume di traffico. Gli agenti dell’immigrazione messicani, infatti, non sono considerati affidabili (un eufemismo usato per non dire, esplicitamente, che sono particolarmente soggetti alla corruzione).