C’è la Cina dietro lo scandalo intercettazioni?
Edward Snowden, la “talpa” che ha spifferato al Guardian i segreti sul sistema di spionaggio americano, potrebbe essere una semplice marionetta. A manovrare i fili sarebbe la Cina, desiderosa di infliggere un duro colpo agli Stati Uniti, in un periodo assai delicato in cui si stanno ridisegnando i rapporti tra i due paesi. Nel vertice californiano con Xi-Jinping Obama ha provato a fare la voce grossa contro i cyber attacchi cinesi alle istituzioni, alle aziende e alla stampa americana, ma lo scandalo del “datagate” ha ridimensionato le pretese degli Usa. “Ho parlato a Washington con alcune persone vicino all’amministrazione e all’intelligence e ho avuto conferme che stanno cercando di capire se dietro alla vicenda vi sia un caso di spionaggio da parte della Cina”, ha detto l’ex 007 Bob Baer alla Cnn, sottolineando come il posto scelto da Snowden per la fuga non è casuale. “Hong Kong é controllata dall’intelligence cinese, non è più un’area indipendente dalla Cina. E sembra che Snowden – aggiunge Baer – sia sotto il controllo delle autorità cinesi”.Nel 1996 Usa e Hong Kong hanno firmato un trattato di estradizione, in base al quale entrambe le parti si impegnano a consegnare i responsabili di reati. Pechino, però, può apporre il veto in caso di estradizioni che riguardino la difesa, gli affari esteri o gli interessi essenziali pubblici della Cina.
Una cosa è certa: il “datagate” mette a dura prova le relazioni tra Washington e Pechino, proprio nel momento in cui Obama e Xi Jinping provano a rilanciarle. Un test sarà l’eventuale domanda di estradizione di Snowden verso gli Stati Uniti. Estradizione chiesta a gran voce da diversi membri del Congresso americano, ma su cui Pechino potrebbe mettere il veto. “L’amministrazione deve immediatamente avviare con Hong Kong le procedure per l’estradizione”, ha detto il deputato repubblicano, Peter King, definendo Snowden un “transfuga” che rischia da 15 a 20 anni di detenzione per la rivelazione di informazioni segrete.
Ma c’è anche chi difende l’ex tecnico della Cia. Migliaia di cittadini americani hanno firmato una petizione per chiedere “il perdono” di Edward Snowden, definito “un eroe nazionale a cui dovrebbe essere immediatamente garantito il perdono assoluto per ogni crimine eventualmente commesso”. La Casa Bianca per il momento non si pronuncia. Obama vuole aprire un dibattito per stabilire il maggior equlibrio possibile tra protezione della privacy e sicurezza nazionale. “Non parliamo né della talpa né delle indagini in corso”, ha per il resto tagliato corto il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney.
Tramite un’intervista all’australiana Abc si è fatto sentire anche Julian Assange, il fondatore di Wikileaks che gli Stati Uniti da tempo vorrebbero catturare e processare: “Ero in contatto con Edward Snowden – ha detto dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra dove è rifugiato -: è un esempio per tutti noi”. E un ex socio di Assange, John Young (fondatore di Cryptome), fa sapere che nonostante le smentite ufficiali Facebook e Google “sono dentro al Datagate fino al collo”.