In America c’è chi non ha preso bene la decisione del partito repubblicano di interrompere la battaglia su shutdown e default. Alcuni parlamentari vicini ai Tea Party hanno deciso di chiudere i rubinetti e non dare più un soldo al Grand Old Party. Secondo i dati della commissione elettorale federale, consultati da Politico.com, non hanno versato soldi almeno otto dei più accesi sostenitori dello shutdown – come Justin Amash, eletto nel Michigan – mentre altri hanno versato poco o niente. Un segno della loro volutamente marcata distanza rispetto all’establishment tradizionale del partito. Una brutta tegola a circa un anno dalle elezioni di midterm (in cui si eleggono i 435 membri della Camera dei rappresentanti e un terzo dei senatori), con i repubblicani che, arrivando divisi, potrebbero perdere l’attuale maggioranza alla Camera.

“Io lavoro per i 26 milioni di texani, combatto per il futuro degli uomini e delle donne del mio Stato. Non per i boss del partito repubblicano di Washington”. Ted Cruz (nella foto), il contestato senatore vicino ai Tea Party, rilancia la sua sfida, malgrado le forti critiche per la sua condotta nello scontro sul debito e il conseguente isolamento tra i repubblicani. I big del partito hanno già bocciato la sua strategia perdente di legare la lotta all’Obamacare con il braccio di ferro sul default. Ma lui non molla, anzi, riparte all’attacco in modo ancor più veemente: “A differenza di molti miei colleghi io dico pubblicamente quello che dico dentro le riunioni a porte chiuse”.

Tag: , ,